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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 09:37.

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di Gianandrea Gaiani
La Nato chiuderà la missione in Libia il 31 ottobre. Fino a quel momento l'Alleanza continuerà a «monitorare» la situazione «proteggendo i civili, se necessario». L'annuncio del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, è arrivato ieri sera al termine di una riunione del Consiglio atlantico che è durata molto più a lungo del previsto: i partner partivano infatti da posizioni assai diverse.

Mentre la Francia premeva per terminare subito l'operazione i britannici, prima di concludere 'Unfied Protector', avrebbero voluto avere tempo per verificare che non siano rimaste «sacche di forze lealiste in grado di minacciare la popolazione» come ha detto il ministro degli Esteri, William Hague. Ne è emerso il compromesso del 31 ottobre. Rasmussen ha poi negato che obiettivo della missione fosse quello di uccidere Muammar Gheddafi.

I dettagli dell'operazione che ha portato alla cattura e all'uccisione di Gheddafi sono stati svelati ieri dal Comando Nato di Napoli: l'attacco, condotto da un Mirage 2000 francese e un Predator statunitense, è avvenuto senza sapere che a bordo del convoglio lealista a Sirte ci fosse Gheddafi. L'attacco - questa la versione della Nato - ha colpito 11 dei 75 veicoli individuati vicino alla città. «Inizialmente solo un mezzo è stato colpito, frammentando il convoglio con il risultato che numerosi veicoli si sono dispersi cambiando direzione». Una ventina di mezzi hanno continuato ad allontanarsi a grande velocità in direzione Sud e circa metà sono stati colpiti da un secondo attacco aereo.

Intanto La Libia volta pagina e dopo tre rinvii il Consiglio nazionale di transizione ha fissato per domani l'annuncio della completa liberazione del Paese. La dichiarazione sarà affidata al presidente Mustafa Abdel Jalil e si terrà a Bengasi, non a Tripoli, dove il Cnt intende trasferirsi entro un mese.
Rinviata anche la sepoltura della salma di Gheddafi dopo le richieste dell'Onu di aprire un'inchiesta sulla sua uccisione e l'invio di esperti forensi da parte del Tribunale penale internazionale. Resta incerta invece la sorte del secondogenito del raìs, Saif al Islam, la cui cattura a Sud di Zliten è stata annunciata e poi smentita dal Cnt.

L'impegno della Nato ha già subito un forte ridimensionamento con la fine dei combattimenti anche se, in attesa che Tripoli riorganizzi un embrione di aeronautica, spetterà probabilmente agli alleati garantire il controllo dei cieli libici. La riorganizzazione delle forze armate richiederà programmi addestrativi simili alle 'training mission' istituite dalla Nato a Baghdad e Kabul ma sarà forse gestita da accordi bilaterali con Tripoli. Un affare che vede avvantaggiati i Paesi in prima linea nella guerra. Finmeccanica ha riaperto giovedì lo stabilimento elicotteristico libico di AgustaWestland mentre la Francia punta a fornire alla Libia i jet Mirage 2000. Con molto pragmatismo e poca eleganza ieri il ministro della Difesa, Gerard Longuet, ha dichiarato che Parigi punta «a svolgere un ruolo di partner principale, in un Paese in cui i dirigenti sanno che ci devono molto». Longuet ha poi aggiunto, con un'evidente frecciata all'Italia: «Noi non ci siamo impegnati in modo tardivo, mediocre, incerto e non abbiamo nulla da farci perdonare».

Tagliati fuori dal mercato libico sembrano essere invece i russi, principali fornitori delle forze armate di Gheddafi. Secondo il quotidiano Kommersant il Cnt ha fatto sapere a Mosca di non avere in programma l'acquisto di armi russe, annullando il programma da 2,4 miliardi di dollari concordato con Gheddafi per la fornitura di due dozzine di moderni cacciabombardieri e addestratori.

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