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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2011 alle ore 09:48.

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di Barbara Pezzotti
Dopo 24 anni di attesa, gli All Blacks ce l'hanno fatta e hanno finalmente alzato al cielo la Coppa Webb Ellis, ambito trofeo della Rugby World Cup, conclusasi ieri ad Auckland. Con loro, un'intera nazione ha vinto: il piccolo Paese oceanico, soprattutto grazie all'entusiasmo di migliaia di volontari, ha dimostrato a tutti di saper gestire il terzo evento sportivo più importante al mondo.

La promessa di fornire "uno stadio da quattro milioni di persone" (in riferimento al numero della popolazione) è stata mantenuta: la Nuova Zelanda è stata capace di accogliere 80mila visitatori da tutto il mondo (e soprattutto da nazioni con una forte tradizione rugbistica, come Gran Bretagna, Sud Africa, Australia e Francia) e le venti squadre partecipanti in un clima ludico e di entusiasmo per lo sport. Tutti i principali centri neozelandesi, dalla ricca Auckland alla provinciale Invercagill sono stati coinvolti nell'organizzazione dell'evento, e ogni neozelandese vi ha partecipato con entusiasmo e fair play.

Oltre all'indubbio vantaggio in termini d'immagine ottenuto nel panorama internazionale, i dati economici sono abbastanza positivi: il target di vendita di biglietti, fissato a 155 milioni di euro, è stato raggiunto, anche se sul filo di lana. Alla fine del torneo è stato venduto l'87% dei biglietti disponibili. Il solo scontro tra Francia e Nuova Zelanda ha portato alle casse del Governo e della Rugby Union neozelandese (partner nel comitato organizzatore RNZ 2011) l'equivalente di 29 milioni di euro.

Secondo gli ultimi dati forniti da Tourism New Zealand, se la Rugby World Cup non ha portato a un drammatico aumento del turismo tra settembre e ottobre, come sperato inizialmente, ha avuto almeno il merito di compensare le perdite derivanti dal normale flusso turistico, diminuito nello stesso periodo a causa dal recente terremoto di Christchurch e dagli alti livelli della valuta neozelandese, il cui valore nei confronti delle principali monete europee è oggi superiore del 20% rispetto alla media di lungo periodo. Al Governo, che ha sottoscritto le perdite derivanti dell'evento, resta da saldare un conto di almeno 23 milioni di euro, dovuto principalmente alla ristrutturazione degli impianti sportivi dei centri coinvolti, ma questa cifra era già stata messa in conto. L'esecutivo, poi, spera che i benefici del torneo si facciano sentire sull'economia nel medio periodo. Un recente studio della Reserve Bank neozelandese indica che i benefici derivanti dall'ospitare eventi sportivi sono in genere inferiori a quanto si stimi inizialmente. Tuttavia, la Banca centrale prevede che i turisti "sportivi" abbiano speso almeno 400 milioni di euro durante la loro permanenza nel Paese.

Di sicuro, della vittoria alla Rugby World Cup beneficiano enormemente la Rugby Union kiwi che d'ora in poi potrà contrattare con Sky diritti superiori per la messa in onda delle partite degli All Blacks e ottenere sponsorizzazioni maggiori (a parte quelle già siglate, fra gli altri, con Adidas e l'italiana Iveco) e gli stessi giocatori. Non solo Richie McCaw e compagnia bella si sono accaparrati 100mila dollari neozelandesi per la vittoria sui francesi, ma alcuni tra gli All Blacks, particolarmente sotto i riflettori durante il campionato, otterranno sicuramente nuovi contratti pubblicitari.

Al di là dei conti economici, resta, comunque, la gioia e l'orgoglio di un Paese che deve gran parte della sua identità nazionale e del suo profilo internazionale al rugby. All'indomani della vittoria, una grande parata si è svolta nel centro di Auckland: neozelandesi di diverse origini, da europei a polinesiani, dalle comunità indiane e cinesi alla popolazione indigena maori si sono ritrovati uniti, ancora una volta, sotto un unico colore: quello "tutto nero" degli All Blacks.

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