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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 10:44.
L'ultima modifica è del 07 aprile 2014 alle ore 11:30.

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Non possiamo permetterci di prendere in giro l'Europa perché vorrebbe dire prendere in giro noi stessi. Avevamo scritto, in tempi non sospetti, che l'Italia rischiava di diventare lo Stato da vendere. Purtroppo, è successo e, cosa ancora più grave, scarseggiano stabilmente i compratori. È successo anche altro. Abbiamo dovuto assistere in mondovisione a un inqualificabile teatrino tra monsieur Sarkozy e la cancelliera Merkel che ci ha offeso come cittadini ridicolizzando il nostro premier e mortificando la dignità dell'Italia come Paese. Né la Merkel né Sarkozy hanno i titoli per permettersi di umiliare il popolo di uno Stato co-fondatore dell'Europa e simili (gravi) comportamenti ci fanno interrogare sulla capacità reale della stessa Europa di misurarsi con le sfide che la crisi finanziaria globale impone. Una ragione in più per porre fine all'inverecondo teatrino italiano che vede un premier e il suo Governo in fuga dalla responsabilità di decidere e in servizio permanente effettivo per la ricerca dell'ultimo compromesso o dell'ultimo voto per sopravvivere in Parlamento. No, presidente Berlusconi, l'Italia viene prima di tutto, il lavoro e il risparmio degli italiani sono materia delicata, bisogna maneggiarla con cura. Non basta scrivere lettere all'Europa, faccia quello che serve al suo Paese, lo faccia per decreto, se ne assuma la responsabilità politica davanti alla sua maggioranza, davanti al Parlamento e ai suoi connazionali. Nessuno (nemmeno lei) può prendersi la responsabilità etica, prima ancora che politica, di fare scivolare l'Italia dietro la Grecia agli occhi dei mercati. Gli italiani non le perdonerebbero mai di dover dire che i sorrisini di Sarkozy e della Merkel, ancorché inaccettabili, avevano un fondamento.

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