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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 08:57.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2011 alle ore 08:57.

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Caso risolto? No. È l'ultimo dei salti possibili, scattato a tempo ormai scaduto, per evitare il baratro ed atterrare in zona-sicurezza? Sì.
Ancorché in modo quasi rocambolesco, tra una limatura e l'altra fin quasi al momento della consegna formale, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha presentato in Europa una lettera di impegni che contiene dei numeri importanti e un calendario di scadenze, fortemente voluto dalla Commissione europea. Non è decreto operativo subito, certo, ma non è neanche il temuto elenco di promesse tanto altisonante quanto vuoto.

Se basterà, per il momento, ce lo diranno, a colpi di spread e tassi d'interesse, i mercati a partire da oggi. Il primo, provvisorio giudizio dei nostri partner europei, preoccupati che la sbandata dell'Italia finisse per ribaltare lo stesso euro, è «un'impressione positiva», la stessa che in pratica ha contraddistinto il giudizio del presidente in pectore della Banca centrale europea, Mario Draghi. Come dire: ok, procediamo.

L'Italia ammette che il debito è troppo alto e che la crescita è troppo contenuta. Dunque, s'impegna a percorrere un sentiero di riforme nei prossimi otto mesi. Per fare che cosa? E soprattutto, giocando questa partita decisiva con quali carte nuove?

La prima scadenza è a sessanta giorni e prevede la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all'attività economica. Nel frattempo, entro il 15 novembre, verrà definito il piano "Eurosud", voluto dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, per utilizzare al meglio i fondi strutturali europei. Queste sono le prime due tappe del piano sul quale comincerà ad appuntarsi l'attenzione dell'Europa.

Sul terreno scivolosissimo della previdenza c'è la conferma che nel 2026 uomini e donne andranno in pensione a 67 anni e che lo scoglio delle pensioni d'anzianità, cavallo di battaglia della Lega di Umberto Bossi, non viene scalfito (conferma negativa).

Una novità di rilievo è la previsione entro fine novembre di un piano di dismissioni del patrimonio pubblico che prevede introiti di 5 miliardi all'anno per i prossimi tre anni. Mentre entro maggio 2012 scatterà una nuova riforma del mercato del lavoro funzionale, è scritto nella lettera, «alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell'impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato». In pratica, i licenziamenti saranno più facili. Prevista, invece, una stretta per i contratti parasubordinati per evitare abusi. Entro il 2011 scatterà l'uso della leva fiscale per agevolare la capitalizzazione delle imprese.

È chiaro che quella del lavoro è la scommessa a più alta sensibilità politica e sociale, come dimostrano le reazioni negative dei sindacati. D'altra parte, questa era una delle richieste della Commissione europea, richiesta che s'inseriva nel solco della lettera della Bce trasmessa al Governo lo scorso agosto.

Così il tema della svolta su questo terreno riconquista una sua centralità (ma non a caso ieri Draghi ha richiamato l'attenzione sul fatto che i giovani sono «poco protetti» e che bisogna rafforzare e riequilibrare l'intero sistema delle tutele) e anche il capitolo sul publico impiego, a partire dalla prevista «mobilità obbligatoria» e dall'uso della cassa integrazione, rafforza l'impressione che si voglia voltare pagina.

Vedremo se tutto questo basterà a convincere i mercati. Ma è certo che il rispetto assoluto delle scadenze è una sorta di precondizione per rendere credibile questa lettera di impegni. Le incognite restano moltissime (ad esempio: la delega di riforma fiscale riuscirà a non tradursi in una nuova impennata della pressione fiscale?) e il percorso politico-parlamentare, con Bossi che dice di avere comunque «il coltello dalla parte del manico» si annuncia pieno di insidie.

Consegnata a Bruxelles, la lettera italiana è già tornata a casa, a Roma. La partita ricomincia, e giocare in casa in questo caso non è un vantaggio.

guido.gentili@ilsole24ore.com

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