Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2011 alle ore 11:43.

My24
(LaPresse)(LaPresse)

Finisce oggi la missione della Nato: inizia la nuova Libia? Diciamo che comincia la Libia senza Gheddafi perché il Paese è in mano alle milizie armate e il Consiglio transitorio di Bengasi, dimissionario, non è in grado di controllare il territorio. L'annuncio del premier Mahmoud Jibril sulla scoperta di armi atomiche e chimiche lasciate dal vecchio regime sembra quasi un grido di allarme: non lasciateci soli.

La nuova Libia non è assolutamente in grado di pattugliare né il suo spazio aereo né quello marittimo e ha grandi difficoltà pure a tenere d'occhio i confini.

Si profila intanto, su proposta del Qatar, una missione internazionale sul terreno composta dagli "amici della Libia", occidentali e arabi, per tentare di mettere ordine nel Paese: su questa iniziativa, alla quale dovrebbe partecipare anche l'Italia, ci sono diversi interrogativi. Gli americani si vogliono defilare dalla sponda Sud e lasciare agli europei la guida di questa nuova missione ma gli arabi del Golfo, soprattutto il Qatar, intendono avere un ruolo da protagonisti.

Il Qatar, che all'inizio è stato cooptato dalla Francia nell'operazione di sostegno ai ribelli di Bengasi, sta diventando un alleato un po' scomodo: ha riversato, insieme ad altri stati del Golfo, tonnellate di armi che non si sa bene dove siano finite e sostiene i gruppi islamisti sia attraverso i soldi che l'appoggio politico e pure quello mediatico, per niente trascurabile, di Al Jazira.

Gli americani vorrebbero tenerlo a freno, sono già intervenuti per richiamare Doha all'ordine e chiedono ai francesi, molti influenti nel Qatar, di intervenire. Si affacciano infatti all'orizzonte altri problemi.
Gli Stati Uniti a fine anno si ritirano dall'Iraq e stanno riposizionando le loro forze militari nel Golfo dove contano già grandi basi in Barhein e proprio in Qatar. Rafforzeranno la loro presenza aerea e navale in Kuwait. Un mossa in vista del ritiro dall'Iraq ma anche legata alla necessità di tenere sotto pressione l'Iran e la Siria di Assad.

Cosa sta per accadere? In cambio di una presenza in Nordafrica delle monarchie arabe, gli stati del Golfo sono chiamati con gli altri Paesi del Golfo a isolare e fare pressioni sulla Siria e quindi, indirettamente, sull'Iran e sulle forze filo-Teheran presenti in Libano e in Medio Oriente. La Turchia sta inoltre rivestendo un ruolo di primo piano ospitando l'opposizione anche armata a Damasco: con un coinvolgimento diretto delle forze di Ankara alla caccia della guerriglia curda del Pkk sostenuta storicamente dai siriani.

Questo è il grande gioco di queste settimane e forse dei prossimi mesi: mettere la fine al problema Libia e puntare diritto sul regime filo-irianiano di Assad che ha perfettamente capito l'atmosfera e promette di fare della regione "dieci Afghanistan".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi