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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 02 novembre 2011 alle ore 08:28.

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I Paesi europei, uno per uno, e l'Europa tutta hanno mezzi, intelligenze, forze per superare l'attuale temperie finanziaria che tanto preoccupa gli Stati, Italia in testa. Guai a farsi prendere dallo scoramento. La storia di questo continente glorioso dimostra quale sia il cammino straordinario che i suoi cittadini hanno saputo compiere attraversando tragedie immani, ma anche momenti di irripetibile sintesi politica e di eccezionale generosità culturale.

Guai a dimenticare chi siamo. Anche l'Italia, anche noi, abbiamo lo spirito, la tenacia, le risorse che servono per recuperare quella fiducia che oggi appare incrinata, quella credibilità che oggi sembra scomparsa. Sta in noi; sta in noi, come europei, sta in noi come italiani ritrovare il senso dell'unificazione di un continente.

La missione di una sola moneta per nazioni che nel Novecento erano nemiche in armi e ora si ritrovano sotto l'unico mantello dell'Euro, moneta forse "visionaria", ma proprio per questo più forte perchè fondata sulla storia di popoli antichi e sul futuro di un continente destinato, si spera il più presto possibile, a guarire l'attuale zoppìa politica. È, questo, l'unico vero male dell'Europa: la mancanza di una vera leadership unitaria, di una vera politica economica comune che, certo, nessun vertice bilaterale potrà sanare in modo serio e duraturo. Uno squilibrio destinato, prima o poi – con la persuasione della ragione politica o con la forza brutale mostrata finora dai mercati finanziari globali – ad essere superato. Anche l'Italia potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo importante in questa costruzione comune, ma sembra rinunciarvi. Colpevolmente.

Sottoscrivo dunque l'iniziativa del Sole 24 Ore di pubblicare un Manifesto per risanare l'Europa: è fondamentale raggiungere un vero Governo economico unico della Ue così come sono importanti nuovi strumenti finanziari quali gli eurobond e le indicazioni per un vero mercato continentale delle banche. Quanto alla nuova missione della Bce, credo che si imponga una riflessione sulla necessità di proporre un adeguamento dei Trattati europei con una più spiccata attenzione al tema della stabilità e non più solo a quello del controllo dell'inflazione.

Chi guida il Paese sa bene che occorre un colpo d'ala, un segno di discontinuità che vada anche oltre l'enunciazione di un programma affidato a una missiva destinata alle cancellerie europee e agli investitori di tutto il mondo. L'Italia è un paese straordinario e in grado di rispondere con abnegazione e spirito di sacrificio se vede obiettivi chiari, ambiziosi, condivisibili e nobili. Sta alla leadership politica definirli e realizzarli, passo passo, senza perdere di vista la coesione sociale. Ricordo bene quale fosse lo scetticismo dei tedeschi quando tentammo l'aggancio ai paesi di testa per l'ingresso dell'Italia nell'Euro.

Lo spread allora era oltre 600 punti. Lo portammo a 20: con le riforme, con l'azione di contenimento della spesa, con una intensa opera di convicimento presso tutti i principali interlocutori internazionali, tedeschi in testa. Ringrazio il direttore Roberto Napoletano che nel suo articolo di fondo pubblicato ieri ha ricordato lo «sta in noi» che ho pronunciato molte volte come invito e sprone agli italiani perchè, nelle più diverse circostanze, liberassero le molteplici energie proprie del nostro popolo. È un tempo difficile, è un tempo per riforme ai limiti della temerarietà. Chi può lo faccia, chi sa di non potere, ne tragga le conseguenze.

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