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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 08:49.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2011 alle ore 08:50.

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Alla riunione del G-20 a Cannes, uno dei film più attesi oggi era quello del regista Silvio Berlusconi. Fuor di metafora: il presidente del Consiglio italiano, ad una settimana dalla consegna a Bruxelles della lettera di impegni del Governo per portare l'Italia fuori dalla crisi, avrebbe dovuto presentare agli occhi del mondo (e dei mercati finanziari, che non fanno sconti) non più una missiva ma un testo di legge. Quello, appunto, che recependo gli impegni presi in Europa ne fissa, per legge, un calendario operativo corroborato dai numeri più che dalle parole.

Avrebbe dovuto, ma non ce l'ha fatta. Pressato dal Quirinale, preoccupato del progressivo scivolamento dell'Italia verso un orizzonte «alla greca», sollecitato da tutte le forze sociali, stretto in una maggioranza dove si allargano i distinguo (a partire da quello pesantissimo del ministro dell'Economia Giulio Tremonti) e le defezioni dei parlamentari del Pdl, in grave ritardo sulla tabella di marcia immaginata dopo la lettera della Bce del 4 agosto, i margini di manovra del premier sono in via di esaurimento.

La giornata di ieri, terminata con la riunione straordinaria del consiglio dei ministri(a dodici ore dall'incontro di Cannes),è stata convulsa, tra voci, smentite e battute avvilenti, mentre il presidente della Repubblica cercava di verificare di persona gli spazi di una possibile, allargata convergenza parlamentare sul pacchetto anticrisi.

Alla fine un testo è passato, ma non sotto la forma di un decreto. La forma, in questo caso, è sostanza prima ancora dei suoi contenuti. Un decreto (disposto ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione «in casi straordinari di necessità ed urgenza») è immediatamente operativo e presuppone di fatto un «concerto» istituzionale. Il Governo lo adotta infatti sotto la sua responsabilità, ma deve ovviamente «passare» al vaglio del consiglio dei ministri e deve essere infine emanato dal presidente della Repubblica prima di essere messo nero su bianco sulla Gazzetta ufficiale.

Ambedue questi passaggi preliminari non sono riusciti, come spieghiamo diffusamente in altra parte del giornale.

E così Berlusconi ha dovuto ripiegare su una sorta di missile a tre stadi a bassa propulsione: un maxiemendamento alla legge di stabilità da approvare entro il 15 novembre e l'impegno per un successivo decreto ed un disegno di legge.

Un veicolo leggero con il quale il premier atterra oggi a Cannes armato più di parole che di numeri convincenti. Una nuova pagina che segna un arretramento proprio nell'istante in cui sarebbe stato necessario presentarsi stamattina al prevertice con Germania, Francia, Spagna, Bce e Fmi a margine del G20, avendo tra le mani un piano credibile di riscossa.

I contenuti del pacchetto anticrisi scaturito dall'ennesima, drammatica giornata del governo e della maggioranza mentre l'opposizione del Pd e del Terzo Polo ribadivano la loro pregiudiziale (discutiamo, ma solo se lascia Berlusconi) appaiono coerenti con il veicolo che li trasporta. Nella solita confusione generale, tra bozze vere e false, ricompaiono le dismissioni immobiliari, la liberalizzazione del trasporto locale e delle professioni e una pioggia di titoli di cui forse sapremo qualcosa di più oggi. Ma nulla di davvero rilevante si profila all'orizzonte e, soprattutto, viene portato a Cannes a sostegno dell'auspicata scossa.

Sui mercati ci attendono così giorni tremendi. Gli oltre dieci giorni che ci separano dall'approvazione della legge di stabilità sono un tempo infinito in un'Europa dilaniata dalla crisi. L'Italia, oggi più che mai, è in pericolo.

guido.gentili@ilsole24ore.com
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