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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 11:13.

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di Celestina Dominelli
Ultime ore, cruciali, per prendere una decisione sul futuro del governo. Ieri sera, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, l'uomo dei numeri del partito, Denis Verdini, e il braccio destro del premier, Gianni Letta, sono entrati nello studio del Cavaliere con una di quelle somme che non lasciano scampo: alla Camera la maggioranza non ha più i numeri.

Secondo i maggiori quotidiani italiani, la linea suggerita dai tre uomini di partito a Silvio Berlusconi sarebbe stata quella delle dimissioni e di un nuovo esecutivo aperto e sostenuto dall'Udc. Supponibili le riserve del Cavaliere, che avrebbe chiesto almeno di aspettare fino a martedì, quando Montecitorio dovrà esprimersi sul Rendiconto, che già una volta costò al premier un passaggio parlamentare obbligato con tanto di voto di fiducia. Una linea che non piace tanto ai suoi: molti infatti considerano troppo rischioso avventurarsi in voti cruciali con queste contingenze.

Il primo appuntamento nell'agenda parlamentare è fissato per martedì prossimo, quando il Rendiconto sbarcherà a Montecitorio. Sarà quella la prima vera conta a cui il Governo Berlusconi dovrà sottoporsi. Ma gli ultimi rumors giudicano assai improbabile che le opposizioni provino ad affossare il Cavaliere già in quella occasione. Sulla votazione saranno accesi anche i fari del Colle dopo l'ultima bocciatura che ha aperto di fatto la strada all'ennesima crisi della maggioranza.

Ecco le date delle prossime sfide in Parlamento
Non dovrebbero esserci quindi colpi di scena. Il via libera al Rendiconto è cruciale per il funzionamento della macchina dello Stato e il Quirinale non vede di buon occhio possibili tentativi di assalto all'esecutivo. L'idea più probabile è che le opposizioni provino semmai a far scendere la maggioranza a quota 306 costringendo i frondisti ad astenersi. Per provare a stringere all'angolo il Cavaliere con una mozione di sfiducia da presentare alla prima occasione buona. Poi il ring si sposterà a Palazzo Madama dove, martedì 15 novembre, è atteso il Ddl stabilità e il voto di fiducia potrebbe già arrivare il giorno dopo. Al Senato, però, nonostante i mal di pancia dentro il Pdl e l'attivismo di un gruppetto di senatori capitanati da Beppe Pisanu, i numeri sono abbastanza solidi.

La maggioranza perde pezzi alla Camera
I rischi principali per il premier arrivano quindi da Montecitorio dove l'addio al Pdl di Ida D'Ippolito e Alessio Bonciani ha riportato il governo indietro di un anno, poco sopra quei 314 sì raggiunti faticosamente il 14 dicembre 2010, al primo vero test per Berlusconi dopo l'uscita dei finiani. Ma il rischio è quello di calare ancora. Perché se si considera il voto in bilico di una variegata galassia di "scontenti", le distanze con l'opposizione (da oggi virtualmente a "quota 306"), potrebbero farsi ancor più sottili: alla prossima "conta" basterebbe una manciata di "no" o una decina di astensioni, per sfiduciare Berlusconi.

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