Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 08:06.

My24
Monti riparte da crescita ed equità (LaPresse)Monti riparte da crescita ed equità (LaPresse)

di Lina Palmerini
C'è una parola che più di tutte torna nelle riflessioni di Mario Monti e che sarà - nel caso di una sua investitura alla premiership - il filo conduttore del suo programma: crescita. È da tempo che l'ex commissario Ue, pur riconoscendo a Giulio Tremonti una «determinazione contabile», abbia rimproverato al Governo di non averla ancorata «ad alcuna strategia concreta e credibile di politica economica». È il Pil - dice Monti - e cioè il denominatore nel rapporto con disavanzo e debito, il grande assente dalla scena nazionale, assente dalle misure delle ultime manovre, assente perfino dai diktat esterni che puntano più alla stabilità che allo sviluppo.

E allora si riparte da qua. Ed è una ripartenza che incrocia bene la priorità dell'opposizione e anche di quella vasta area Pdl che ha combattuto le rigidità dell'Economia. Ed è forse a questo che si riferiva Mario Monti quando da Berlino ha detto che «non esistono molte divergenze intellettuali su cosa è necessario fare» nel Paese.

Ma una priorità va declinata e qui comincia la salita. «C'è un grande lavoro da fare, la crescita richiede la rimozione di ogni privilegio», diceva dal convegno berlinese. Ed è soprattutto un lavoro che non è mai stato fatto. O quasi. Perché in un ipotetico/probabile programma di governo, Monti metterebbe al primo posto la sua specialità: le liberalizzazioni. Un piano da cui non si tirerebbe indietro il Pd o l'Udc mentre qualche resistenza in più c'è nel Pdl e nel Fli.

Dunque, liberalizzazione dei servizi pubblici locali, le professioni, le industrie a rete come trasporti, energia e telecomunicazioni. Un terreno quasi inesplorato dalla politica per ragioni che lo stesso Monti spiegava: «Andare contro le corporazioni è difficile in un sistema bipolare dove c'è un'altra parte che è pronta ad assecondare le resistenze corporative». Così, un eventuale Esecutivo dove i due poli coabitano frantumerebbero la logica di difesa della propria constituency.

Privilegi uguale casta: ineludibile sarà il tema dei costi della politica. «Poco viene fatto - scriveva Monti - per ridurre il peso sull'economia e sulla società degli esorbitanti costi del sistema politico peraltro scarsamente produttivo in termini di decisioni prese tempestivamente». Ecco dunque che potrebbe arrivare l'accelerazione su quelle misure da sempre recitate come un rosario da tutti i leader e 'parcheggiate' in Ddl costituzionali. Un'accelerazione certa da cui difficilmente potrebbero sottrarsi anche i partiti che oggi si mettono a bordo campo, l'Idv e la Lega.

Sulle tasse il discorso si fa complesso. O meglio esce dalla propaganda di questi ultimi tempi. «Tagliarle è desiderabile, non credibile», questo diceva nel giugno scorso quando ancora era forte l'offensiva dei berluscones sulla delega fiscale. Ma quella frenata, però, non vuol dire non toccare il sistema. Piuttosto Monti si è più volte schierato su uno schema di redistribuzione dei carichi dal lavoro/impresa ai consumi e patrimoni. No a tagli ma di certo cambiamenti. E questo è un altro terreno bipartisan.

Se la parola che torna più spesso è «crescita», è vero che viene spesso abbinata a equità, generazioni future, occupazione. E qui si arriva alle spine dell'agenda: pensioni di anzianità e riforma del mercato del lavoro. Ecco questo è un fronte su cui il Pdl ha più facilità ad accostarsi rispetto al Pd mentre l'Udc ha da tempo sposato una linea pro-lettera Bce. Quello delle anzianità è un nodo politico e una richiesta dell'Europa ed è la ragione per cui la Lega è fuori dal Governo. Il mercato del lavoro vuol dire invece articolo 18 ed è il massimo punto di distanza possibile con il Pd.

«C'è la necessità di un disingessamento, di favorire i giovani, coloro che sono fuori dal mercato del lavoro». Una frase che lascia presagire una piegatura verso riforme che riuniscano i due mondi degli insiders e outsiders come nelle ricette di Pietro Ichino o Tito Boeri. «Fare crescita non prendendo in prestito più denaro, ma rimuovendo le cause che la ostacolano», questo diceva ieri l'ex commissario Monti. Ed è già un programma.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi