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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 18:26.

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L'imperativo categorico è fare presto per consegnare già lunedì una risposta convincente ai mercati che sembrano apprezzare la virata verso Monti. La strada del professore bocconiano rischia però di essere tutta in salita. Giorgio Napolitanoha puntato senza riserve su di lui e l'ex commissario Ue ha già cominciato un giro informale di contatti (stamane è stata la volta del governatore Mario Draghi e poi dei vertici del Pd) per trovare una difficile quadra.

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L'invito è partito dal premier
Lo snodo cruciale del governo che verrà è però rappresentato dal faccia a faccia tra il premier in pectore e quello dimissionario. Due ore di confronto che si sono concluse poco dopo le 16. L'invito è partito da Silvio Berlusconi e il motivo è chiaro. Il Cavaliere non vuole finire in un angolo nella delicatissima partita che si sta giocando sulla sua successione. Ieri lo ha detto chiaramente ai suoi, in più occasioni, e lo ripeterà anche nel corso dell'ufficio di presidenza, cominciato poco dopo le 19 a Palazzo Grazioli e chiamato a una missione complicata: sanare le divisioni in seno al partito per consegnare al Quirinale indicazioni precise nella gestione della crisi.

I paletti del Cavaliere: Letta nel futuro esecutivo
Per questo l'incontro di oggi è un passaggio fondamentale. Berlusconi ha chiesto a Monti precise rassicurazioni e non è solo una questione di nomi. Certo, ammettono in molti nel Pdl, la presenza del sottosegretario Gianni Letta nel nuovo organigramma di Palazzo Chigi, sarebbe una garanzia importante per il premier che vuole però certezze anche su altri due fronti: tempi e programma. Perché il presidente del Consiglio uscente vuole essere sicuro che Monti traghetti il Paese fuori dall'emergenza, ma poi ceda di nuovo il passo alla politica. E soprattutto si impegni a realizzare quanto Berlusconi ha promesso all'Europa senza deviare troppo da quel programma.

Esecutivo a tempo e poi tutti al voto. E gli ex An preparano un documento
Le voci sulla possibile introduzione di una patrimoniale (come chiesto peraltro da Bersani e Vendola) agitano moltissimo il Cavaliere che non vuole passare come colui che ha sostenuto un esecutivo delle tasse. Altro tassello è la durata del nuovo esecutivo: Berlusconi e i suoi sono pronti ad appoggiare Monti, accantonando l'idea di proporre altri candidati (Alfano su tutti), solo se quello dell'ex commissario Ue sarà un impegno a tempo, fino alla primavera prossima al massimo. Come chiedono peraltro anche gli ex An del partito (in testa Gasparri, Meloni e La Russa) che hanno messo nero su bianco le loro condizioni in una lettera, ancora tutta da affinare, in cui sostengono la necessità di andare al voto dopo le dimissioni del premier. Ma l'idea di un mandato a tempo, va detto, trova proseliti anche al di là del centro-destra.

Le condizioni del Pd
Insomma, la quadratura del cerchio per il professore non sarà facile. Tanto più che un sì alla richiesta di inserire Letta nel nuovo esecutivo lo costringerebbe a controbilanciare il tutto inserendo un rappresentante del centro-sinistra (e il nome che circola con insistenza è quello di Enrico Letta) perché il Pd ha già chiarito che vuole un esecutivo solo di tecnici. Ma il condizionale è d'obbligo perché per il Cavaliere i tre paletti non sono scindibili, è il ragionamento che circola in casa del Pdl.

La moral suasion di Berlusconi sulla Lega. Ma Bossi ribadisce il suo niet
Dopo l'incontro con Monti il Cavaliere si è spostato alla Camera per un confronto con i suoi prima del via libera di Montecitorio al Ddl stabilità: l'ultimo atto che precede le sue dimissioni, attese per le 20.30 di stasera. Nel vertice improvvisato nella sala del governo alla Camera, Berlusconi ha riunito il segretario Pdl Angelino Alfano, il coordinatore Denis Verdini, il capogruppo a Montecitorio Fabrizio Cicchitto, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupie i ministri leghisti Roberto Calderolie Roberto Maroni. Un giro d'orizzonti per chiarire le prossime mosse di Monti e decidere la strategia. Ma anche per chiedere al Carroccio di valutare insieme cosa fare, in modo che l'alleanza venga preservata. Il premier, durante i suoi ragionamenti nella sala del governo di Montecitorio, ha chiesto al partito di Bellerio di considerare l'eventualità di appoggiare l'esecutivo guidato da Monti. Ma il Senatur non molla: «Monti? Noi andremo all'opposizione».

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