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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2011 alle ore 07:58.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2011 alle ore 06:36.

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Che Dr. Doom, ovvero Nouriel Roubini, non sia un ottimista è cosa nota fin dal suo nomignolo ("Dr. Sventura", appunto). Perciò la sua previsione di un'Italia obbligata a ristrutturare il proprio debito nel 2012 può essere considerata un'ipotesi limite. Ma sarebbe un errore liquidarla con supponenza.

L'Italia è oggi come ieri sul limite del burrone. Non ha fatto in questi giorni il passo decisivo verso il vuoto, ma non ha neppure guadagnato una zona di maggiore sicurezza. Mario Monti al governo ha portato un dividendo importante di credibilità, ora però servono i fatti. L'Italia è lì, in bilico. Perciò se il nuovo Esecutivo non dimostrerà subito di saper realizzare quello che finora ha annunciato, potremmo accorgerci presto che Dr. Doom sarà anche un pessimista, ma ancora una volta ci ha preso. E questo non possiamo e non dobbiamo permetterlo.
I tassi sui titoli di Stato ieri hanno suonato un nuovo campanello d'allarme. Il BTp a 10 anni è tornato intorno a quota 7%. Ma ancora peggio, e questo davvero è preoccupante, hanno fatto le scadenze a più breve termine: il BTp a 2 anni ha chiuso a 7,35% e quello a 3 anni a 7,45%.

Per capire cosa significhino questi ultimi dati è utile guardare agli equivalenti titoli tedeschi: gli Schatz ieri pagavano lo 0,42%. Come dire che lo spread, su questo segmento del mercato, è già a quota 693 punti. La luna di miele del Governo Monti con i mercati, dunque, se mai era cominciata, è già finita. Chi compra o vende titoli pubblici sui desk di tutto il mondo, del resto, è abituato a giudicare dai fatti. E fino a quando questo Governo non produrrà i primi risultati non ci sarà nessun allentamento nella pressione sui nostri titoli.
Sta circolando, in questi giorni, un report del Credit Suisse secondo cui i BTp potrebbero presto raggiungere un tasso del 9%. Previsioni allarmanti. Il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso ha fotografato ieri la situazione con efficacia: piena «fiducia» in Monti, ma «la realtà italiana rimane difficile, la sfida è immensa».

È perciò importante che ci sia piena consapevolezza da parte di tutti del percorso da fare. E dei sacrifici di cui farsi carico. Nessuno pensi che lo scudo di credibilità del nuovo premier possa costituire una sorta di bonus su cui contare per indebolire il rigore delle misure che andranno prese. Il programma annunciato dal presidente del Consiglio in Parlamento va attuato con rigore e con rapidità. Va attuato tutto e va attuato il prima possibile. I mercati non ci daranno tregua su questo.
Ne prendano atto tutti. Le forze politiche, prima di altri, che dopo la responsabilità dimostrata nel far nascere il nuovo Governo, hanno presto ricominciato a porre vincoli e condizionamenti. Come si è visto nella trattativa su sottosegretari e viceministri, che sta ritardando il completamento della squadra dell'Esecutivo e, quindi, la sua piena operatività.

Non si illudano neppure le forze sociali e le tante rappresentanze di categoria che hanno storicamente frenato le riforme: non ci sarà un dividendo Monti che potrà consentire a veti e resistenze di frenare nell'inerzia le riforme che vanno adottate.
Non si illuda, soprattutto, il neo-presidente del Consiglio. Finora non ha sbagliato quasi nulla. Ma la partita vera deve ancora cominciare. Pensioni, mercato del lavoro, fisco, liberalizzazioni, privatizzazioni, pubblica amministrazione: è un disegno riformista che in Italia nessuno, forse neppure nel '92, ha portato a termine. Arriveranno presto i giorni difficili delle trattative, delle resistenze, dei veti. I tanti complimenti e le tante pacche sulle spalle si tramuteranno in maldicenze e in veleni. Sarà allora che dovrà dimostrare di saper giocare la partita. Non è più tempo di parole, ora davvero contano i fatti. E i mercati già battono il petto.

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