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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2011 alle ore 17:44.

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Nella foto uno scrutatore in un seggio elettorale al Cairo (Reuters)Nella foto uno scrutatore in un seggio elettorale al Cairo (Reuters)

IL CAIRO - Gli egiziani stanno votando. Questa volta veramente: sapendo di poter scegliere e di essere utili. I problemi sono macroscopici. In diversi seggi del Paese ancora aspettano che arrivino le urne, in qualcuno ci sono stati degli incidenti, in altri la gente si è trovata liste con 145 candidati. Ovunque le attese vanno dalle tre alle sette ore. Ma si vota, la più libera delle elezioni della storia dell'Egitto. E questa è la grande notizia.

Ovunque si vada per il Cairo l'atmosfera è la stessa, gioiosa e convinta. "Ho partecipato come candidata a due elezioni, mi è perfettamente chiara la differenza fra quelle e queste", dice Gamila Ismail, candidata di centro-sinistra, ex moglie e concorrente di un altro politico importante, Ayman Nour, imprigionato da Mubarak. "Prima andavi al seggio sapendo che era un gesto inutile: ci sarebbero state frodi e furti. Altri avrebbero deciso cosa fare del tuo voto. Questa volta è un'altra cosa, decidiamo noi".

Dopo aver votato nel suo seggio di Kasr el Nil, Gamila è venuta a farsi vedere dagli elettori. La campagna è legalmente finita ma è stata breve. Gli incidenti di piazza Tahrir l'avevano fermata già 10 giorni fa. Tutti i candidati in qualche modo la continuano fino all'ultimo, andando a stringere mani alla gente in coda. Questa di Zamalek è la fotografia sociologica del quartiere: in centro, ricco, comunità cosmopolita. Lungo i circa 400 metri di coda le donne sovrastano gli uomini 10 a uno e sei su 10 non portano il velo.

Ma le code non sono inferiori nei quartieri più popolari del Cairo, dove vivono 15 milioni di egiziani. In questo primo turno si vota in nove governatorati: Cairo, Alessandria, Porto Said, Assiut. Sono i più popolosi. Entro i primi giorni di gennaio si svolgeranno gli altri due turni per eleggere i 504 membri del parlamento. Poi tutto si ripeterà per i 500 della shura, la camera alta. Sempre diviso in tre fasi con gli eventuali ballottaggi nel mezzo. Perché nei due rami del parlamento per due terzi si vota col sistema proporzionale, per il resto con quello uninominale.

Nonostante la complessità e la consapevolezza che quello di oggi è solo l'inizio di un lungo processo elettorale, la gente del Cairo è semplicemente eccitata. A Zamalek come nel seggio di Said Azina, la via per Porto Said: un quartiere più popolare, più affollato e più religioso. La proporzione fra donne e uomini è esattamente opposta a quella di Zamalek e in un'ora di sosta davanti al seggio a fatica si riescono a contare due ragazze senza il velo. Ma l'atmosfera è la stessa. "Ho 48 anni e questa è la prima volta che voto", dice un insegnante in attesa nella fila degli uomini. A Zamalek erano tutti insieme, qui a Said Azina le donne sono in una fila separata. "Non ero mai venuto prima perché non aveva senso. Sapevamo sempre come sarebbe andata a finire. Forse le sembrerà tardi cominciare a 48 anni ma a me no: sono contento di provare anch'io a votare veramente".

Fino all'anno scorso, fino all'ultima frode elettorale del vecchio regime, il governo non spingeva la gente ad andare alle urne e la gente non trovava ragioni per andarci. Difficilmente la percentuale dei votanti arrivava al 10%. Questa volta la ragione politica è concreta e c'è anche un incentivo: chi non va a votare dovrà pagare 500 lire egiziane, circa 75 euro. di multa. L'insegnante in coda quasi la prende per un'insinuazione. "Non è per la multa che siamo qui... Almeno la maggioranza di noi".

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