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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2011 alle ore 15:21.

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Quasi la metà del Pil, il Prodotto interno lordo, e per la precisione il 46,9% deriva dalle produzioni di qualità. Vale a dire: dalla creatività, la sostenibilità ambientale, la bellezza e il lavoro dignitoso, che valgono infatti 441.869 milioni di euro. È questo il valore della nuova misura dell'economia, il Piq (Prodotto interno qualita), sviluppata da Symbola e Unioncamere e presentata oggi a Roma.

Cosa misura il Piq
Il nuovo misuratore supera il 50% della produzione solo in agricoltura (53,8%, 9.481 milioni di euro) e nelle utility energia elettrica acqua e gas (50,5%, 15.433,6 milioni). È alta anche la produzione di qualità nel manifatturiero (48,2%, 105.040,8 milioni) mentre è più bassa nelle costruzioni (43,8%, 26.143,3 milioni). I servizi sono a un livello intermedio (46,4%, 283.765,8 milione) ma per la loro dimensione contribuiscono da soli al 64% del Piq nazionale.

Lo sviluppo di nuovi indicatori da affiancare al Pil «non è un divertissement - ha sottolineato il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini - perchè la qualità è ancora più importante della riduzioni del deficit o del debito per la crescita del Paese».

Il coordinatore scientifico del Piq, Luigi Campiglio dell'Università Cattolica di Milano, ha aggiunto che si può attribuire la perdita dell'ultimo decennio di crescita del Paese al «logoramento del premio di qualità di cui abbiamo goduto in passato, che significa meno vantaggi competitivi, meno buon lavoro e meno investimenti». È anche per questo, secondo il segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardiche «la qualità è la dimensione decisiva su cui si gioca il futuro del Paese».

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