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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 21:09.

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Frenano ripresa della spesa delle famiglie e investimenti, che continuano a migliorare ma a un ritmo più blando. Mentre, in un Paese che crescerà dell'1,1%, Lombardia e Veneto sono le regioni che quest'anno tireranno la volata ad un export del made in Italy in buona forma.Sono questi i dati che emergono dal Rapporto Unioncamere 2011, diffuso oggi in occasione della nona Giornata dell'Economia. «Mentre la spesa delle famiglie, frenata da timori di ulteriori rialzi nei prezzi e da un recupero ancora modesto del reddito disponibile, dovrebbe crescere dell'1% (come nel 2010) e gli investimenti rallentare di circa 0,3 punti percentuali rispetto all'anno scorso, portandosi al +2,2% - calcola Unioncamere - l'export dovrebbe aumentare del 6,5%, consentendo così al nostro Paese di chiudere il 2011 con una crescita del Pil dell'1,1%», in linea con le stime del Documento di economia e finanza del Governo.

Pil trainato dal Nord, la Sardegna in coda
La crescita dell'economia del Paese, emerge dal rapporto di Unioncamere, «dovrebbe registrare una variazione più consistente al Nord-Est e al Nord-Ovest (+1,4% Pil, con Lombardia e Veneto a far da locomotiva ai primi posti della classifica) e decisamente meno significativa al Centro (+0,9%) e soprattutto al Mezzogiorno (+0,6%), con la Sardegna che dovrebbe chiudere l'anno con un modesto +0,3%». Lombardia e Veneto saranno per aumento atteso del Pil le «locomotive d'Italia» (+1,6%), seguite nelle stime da Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna (1,3%), Trentino Alto Adige (1,2%), che dovrebbero registrare nel 2011 uno sviluppo del Pil superiore alla media nazionale (+1,1%). Le regioni che cresceranno meno sono tutte nel Mezzogiorno: Sardegna (0,3%), Campania e Molise (0,5% entrambe).Per nord-ovest e nord-est è prevista una crescita dell'1,4%, per il centro 0,9%, per il Mezzogiorno 0,6%.

Lo sviluppo delle nuove reti di imprese
Sotto osservazione anche lo sviluppo delle nuove reti di imprese, spinte dagli incentivi per le aziende che uniscono le forze stipulando contratti di rete. «Sono 13mila le Pmi manifatturiere che stanno scommettendo sulle opportunità del gioco di squadra e fanno già parte o hanno intenzione di inserirsi all'interno di una rete», ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello: «Ma perchè le reti possano svilupparsi e raggiungere i mercati globali, c'è bisogno di favorire il loro raccordo con i centri di ricerca e con le università. Anche attraverso le reti si può disegnare un percorso di uscita del Mezzogiorno da quell'isolamento in cui continua, in gran parte, a restare ancora prigioniero. Un lavoro di raccordo, di supporto e di promozione che le Camere di commercio possono svolgere meglio di chiunque altro, perchè su questo ruolo si costruisce la loro identità».

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