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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2011 alle ore 08:51.
L'ultima modifica è del 06 dicembre 2011 alle ore 09:18.

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Un governo dell'euro degno di questo nome deve sottoporsi imperativamente a un dibattito pubblico, elaborare e condurre una politica economica e fiscale, controllare la buona applicazione dei criteri economici e di bilancio in particolare per quanto riguarda le disposizioni del Patto di stabilità e crescita e la sorveglianza macro-economica. Questo governo deve essere organizzato all'interno della Commissione europea che dovrà diventare a termine il vero governo dell'Unione. Tali competenze dovranno essere affidate al vicepresidente della Commissione incaricato per gli affari economici e monetari e dell'Eurozona. Egli rappresenterà l'Eurozona nelle istituzioni finanziarie internazionali, presiederà l'Eurogruppo e il Consiglio Ecofin. Dovrà essere eletto nel 2014, come il presidente della Commissione, dal Parlamento europeo.

Nel dare una risposta urgente e forte alla crisi in atto, sarebbe tuttavia un grave errore opporsi a modifiche del Trattato o a un nuovo Trattato e rispondere negativamente alla prospettiva di revisione avanzata in particolare dal governo tedesco. Questa revisione sarà accettabile a precise condizioni.

Sarebbe innanzitutto nefasto procedere all'elaborazione segreta e frettolosa ed all'adozione di un trattato ad hoc per un gruppo limitato di Paesi all'interno dell'Eurozona, in particolare perché i mercati attaccherebbero immediatamente i Paesi che non ne facessero parte con conseguenze drammatiche per loro, per l'Eurozona e per l'Unione europea nel suo insieme. I popoli europei non potranno accettare questo pericolo.

La revisione del Trattato o il nuovo trattato non potranno limitarsi a fissare delle regole e delle sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite per l'Eurozona, ma dovranno completare il quadro istituzionale, rafforzare le competenze dell'Unione che garantiscono beni comuni a dimensione europea, approfondire la dimensione della democrazia europea e creare strumenti che assicurino la crescita, la protezione dei diritti economici e sociali e la solidarietà necessaria.

Per facilitare un compromesso democratico, noi condividiamo la richiesta della convocazione in tempi rapidi di una convenzione costituente sulla base dell'articolo 48 del trattato di Lisbona, che riunisca i rappresentanti del Parlamento europeo, dei parlamenti e dei governi nazionali e della Commissione europea.

Le organizzazioni dei partner sociali, della società civile organizzata e dei poteri locali e regionali dovranno essere sollecitati ad assistere come osservatori. Riteniamo altresì essenziale che la Convenzione venga convocata sulla base di una proposta di revisione del Trattato elaborata dal Parlamento europeo e sollecitiamo i deputati europei eletti in Italia ad attivarsi affinché esso eserciti in tempi rapidi questo suo diritto.

L'esperienza della Convenzione sulla costituzione europea sollecita infine una riflessione sulle sue modalità di decisione e sulle procedure di ratifica del nuovo trattato per evitare la paralisi che possa emergere dalle reticenze o dalla volontà negativa di una minoranza di Paesi.

In questo spirito noi condividiamo l'idea di un referendum paneuropeo che sostituisca lo strumento, contrario ai principi della democrazia europea, di una somma di referendum nazionali.
Considerato il carattere eccezionale delle decisioni che dovranno essere assunte dal Consiglio europeo del 9 dicembre, sottolineiamo l'opportunità e l'urgenza che il presidente del Consiglio informi preventivamente le Camere sulla posizione del Governo italiano, sollecitando un sostegno parlamentare.

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