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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 20:20.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2011 alle ore 13:19.

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Ha il timbro postale di Milano il pacco bomba recapitato a Roma ed esploso nella sede di Equitalia, provocando il ferimento del direttore generale Marco Cuccagna. L'esplosione ha mandato in frantumi anche la scrivania di Cuccagna, che è stato ferito a un dito e al volto e ha riportato un problema a un occhio anche se, a quanto si apprende, non rischia di perderlo. Il pacco bomba è esploso alle 12.30 nella sede legale dell'agenzia in via Millevoi 10, in zona Ardeatina. Sul posto è intervenuta la polizia e indaga la Digos. All'interno del pacco bomba è stato trovato un volantino con la sigla "Fai" (Federazione anarchica informale), firmato da una sedicente "Cellula Eat e Billy" (dal nome di due anarchici detenuti in Indonesia), molto simile a quella contenuta nel pacco bomba recapitato a Francoforte e diretto al presidente di Deutsche Bank, Josef Ackermann.

Il rischio di una lunga stagione di tensione (analisi di Marco Ludovico)

Gli investigatori, intanto, seguono la pista anarchica. Si teme, infatti, un collegamento con il plico esplosivo recapitato ad Ackermann, rivendicato dalla Federazione anarchica. La procura di Roma ha aperto un fascicolo e l'ipotesi di reato è quella di attentato con finalità di terrorismo.

Come quello di oggi al direttore di Equitalia, anche il pacco bomba inviato a Francoforte è partito da Milano. La rivendicazione del plico tedesco a firma Fai parlava, però, di tre pacchi esplosivi spediti «contro banche e banchieri, zecche e sanguisughe». Anche in passato la Fai è stata protagonista di spedizioni multiple di ordigni nel periodo natalizio. È quindi alta l'allerta tra gli investigatori, a caccia del terzo plico che ancora manca all'appello.

Il presidente del Consiglio ha espresso la sua solidarietà con una nota. «Equitalia - ha scritto Mario Monti - ha sempre svolto e continua a svolgere esclusivamente il proprio dovere, nel pieno rispetto delle leggi. Una funzione essenziale per il funzionamento dello Stato, senza la quale non sarebbe possibile erogare servizi ai cittadini ed alle loro famiglie».

«La nostra considerazione è che contro Equitalia è andata in scena negli ultimi tempi una campagna denigratoria e di disinformazione - ha commentato il direttore centrale di Equitalia, Angelo Coco, davanti alla sede dell'agenzia - Non solo da parte di una certa stampa che ha prestato il fianco, ma anche portata avanti da politici di secondo piano».

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