Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2011 alle ore 14:00.
L'ultima modifica è del 10 dicembre 2011 alle ore 11:55.

My24
Clima: a Durban è corsa contro il tempo per arrivare a un accordoClima: a Durban è corsa contro il tempo per arrivare a un accordo

Una nuova lunga notte di trattative, ma l'accordo ancora non c'è. E il rischio che la 17esima conferenza sul clima in corso a Durban, in Sudafrica, si concluda senza un nulla di fatto è altissimo. La presidenza
sudafricana ha infatti rinviato alle 17 locali (le 16 in Italia) la riunione dei ministri dei 50 Paesi che stanno mediando per conto dei 195 presenti e questo significa che la riunione plenaria conclusiva si terrà solo nel tardo pomeriggio, quando molti ministri saranno già rientrati in patria. Si affaccia quindi l'ipotesi peggiore: quella di un rinvio totale dell'assemblea al summit Onu del prossimo anno a Rio de Janeiro (Rio+20) sullo sviluppo sostenibile.

La corsa contro il tempo
Un nuovo documento per la decisione finale di Durban era atteso alle sei di questa mattina ora locale (le 5 in Italia) ma è uscito solo alle 11,30. Si tratta di un testo più corposo di qullo circolato nella giornata di ieri dove si continua a prevedere la formula combinata del Kyoto2 e dell'accordo globale ma si aggiunge un impegno legale per questo trattato planetario salva-clima. E questo è uno dei nodi maggiori. Poi c'è la questione tempo. Da parte di Francia e Germania arriva l'accusa alla presidenza sudafricana della Cop17 di una «gestione non ordinaria del tempo in questo genere di negoziati. Si rischia un fallimento a causa di un problema di gestione del tempo». Il nodo è sempre lo stesso: la scadenza del 2020 come data ultima per l'entrata in vigore di un nuovo trattato da firmare entro il 2015. Il commissario Ue per il clima, Connie Hedegaard, non nasconde la preoccupazione che Durban segni un nuovo stallo nel percorso di salvaguardia del clima. «Il tempo che rimane è estremamente breve».

Sul tavolo l'ipotesi di un Kyoto2 fino al 2015
Sul tavolo, come detto, c'è una bozza di ipotesi di un Kyoto2 da varare tra quattro anni per mantenere la validità del protocollo e puntare al lancio del processo dopo il 2020. Ma le divisioni tra i grandi paesi rende molto complicata la quadratura del cerchio. L'Unione Europea sta cercando di superare l'impasse e ha avviato un'alleanza con le piccole isole e il gruppo dei paesi poveri: una rete di 120 Stati che potrebbe arrivare a includere anche due grandi potenze come Cina e Brasile .

L'Unione Europea lavora a una "coalizione dei volenterosi"
Si tratta della cosiddetta "coalizione dei volenterosi" - lanciata dal commissario Hedegaard insieme ai ministri dell'Ambiente della Danimarca, Martin Lidegaard, e del Gambia, Jato Sillah - che raggruppa l'alleanza delle piccole isole (Aosis) e i paesi più poveri (LDCs), oltre che l'Ue, e che sta raccogliendo anche il sostegno di molti paesi africani e latino-americani. Un'alleanza trasversale, quindi, che punta a convincere Cina, Brasile e India ad abbandonare il gioco dei veti contrapposti e costringere gli Stati Uniti ad approvare un mandato a sottoscrivere entro il 2015 un accordo globale.

Il veto delle grandi potenze. Si tenta un accordo softin extremis
Il protocollo di Kyoto andrebbe così avanti senza Canada, Russia, Giappone e gli Usa, che comunque non hanno mai ratificato la vecchia intesa per il clima. L'accordo così congegnato terrebbe così fuori alcune grandi potenze, ma al momento appare l'unica via per giungere alla firma di un'intesa. Il documento su cui i ministri si stanno confrontando rimanda per una decisione alla prossima conferenza in Qatar e sostiene che il processo per l'accordo globale sul clima «deve iniziare subito» e il testo «dovrà essere pronto non più tardi del 2015». Nel documento sono riportate 8 proposte, tra cui quella di portare a 1,5 gradi (dagli attuali 2) l'aumento della temperatura media globale. (Ce.Do.)

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi