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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 14:40.

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Il vice premier britannico, il liberaldemocratico Nick Clegg, ha duramente criticato la scelta di Londra di non aderire al patto di bilancio assieme agli altri 26 paesi membri dell'Ue. «È un male per la Gran Bretagna» - ha dichiarato alla Bbc- «Sono amaramente deluso dal risultato del summit della settimana scorsa, perché penso che vi sia il pericolo di un Gran Bretagna isolata e marginalizzata all'interno dell'Unione Europea... Non è una buona cosa per il lavoro, per la City, per la crescita e le famiglie».

Clegg ha detto di essere stato informato dei risultati del vertice con una telefonata del primo ministro, il conservatore David Cameron, giunta alle 04.00 del mattino, poco prima della conferenza stampa che annunciava la posizione britannica. «Ho risposto che per me era impossibile dare il benvenuto», ad un simile esito, ha raccontato all'emittente.

Clegg ha tuttavia aggiunto che Cameron si è trovato a dover fronteggiare «l'intransigenza» di Francia e Germania ed è stato messo «in una posizione molto difficile» dagli euroscettici del suo partito. Nè Clegg, nè altri esponenti del partito hanno parlato di uscire dalla coalizione di governo, ma lo scontento è forte fra i liberaldemocratici, storicamente filoeuropei. L'ex leader del partito, Paddy Ashdown, ha detto all'Observer che la decisione di Cameron «ha buttato nello scarico 38 anni di politica estera inglese».

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