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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 13:43.

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Nel giorno in cui Moody's boccia l'accordo europeo e spiega perché comunque andrà verso una revisione dei rating dell'eurozona, il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, provano a rassicurare i mercati e a sottolineare gli aspetti positivi della soluzione raggiunta al summit dell'8 e 9 dicembre.

«Non c'è alcun problema legale, come molti media hanno riportato, sull'applicazione dell'accordo trovato dai leader che crea un'Unione di bilancio», ha detto il commissario Rehn. «Il risultato di questo vertice è migliore di quanto possa sembrare a prima vista», ha spiegato Rehn dicendo però: «Avremmo preferito un Trattato a 27», ma quanto ottenuto «è comunque ambizioso, efficace e giuridicamente attuabile».

La governance dell'area euro inoltre ha avuto il più robusto rafforzamento dalla nascita dell'euro. E' quanto ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Ue illustrando il Six Pact. «Le nuove regole entrano in vigore da domani - ha affermato - e mirano alla stabilità finanziaria dell'area euro».

L'intervista di Sarkozy al Monde
«Abbiamo fatto il possibile. In un mondo perfetto, teorico, si dovrebbe fare di più, ma la caratteristica dell'uomo di governo, dell'uomo di Stato, è di fare i conti con la realtà». Il presidente francese Nicolas Sarkozy risponde così a chi gli chiede se, con l'accordo di Bruxelles, siano stati scongiurati i rischi di «esplosione» dell'Europa, da lui stesso evocati prima del summit.
Sarkozy - in un'intervista a Le Monde - spiega che gli piacerebbe «poter dire che (il rischio, ndr.) è totalmente scartato. Ma non lo farò», sottolinea, aggiungendo: «Se considerate che tutto si è svolto sullo sfondo di una crisi del debito senza precedenti nella storia del mondo, non ho voluto drammatizzare nulla quando ho detto che eravamo sull'orlo del baratro». «L'euro - conclude Sarkozy - è il cuore dell'Europa. Se esplode, l'Europa non resisterà. La crisi di fiducia e di credibilità dell'euro faceva dunque pesare un rischio sull'esistenza stessa dell'Unione europea».

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