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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2011 alle ore 14:54.
L'ultima modifica è del 23 dicembre 2011 alle ore 16:30.
Nelle ultime ore prima che la pausa natalizia fermi i lavori parlamentari dopo la lunga corsa verso il varo del decreto salva-Italia, il premier Mario Monti ha incontrato i vertici dei partiti della sua "maggioranza". Per farsi gli auguri, certo, ma soprattutto per tenere aperto il confronto, ascoltare opinioni e richieste e preparare così il cammino alla necessaria "fase due", alla quale si lavorerà concretamente già da subito dopo Natale.
Ma nell'agenda odierna del premier c'è spazio anche per incontri non strettamente politici, come quello con il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, fissato alle 16.30 circa.
Il Pdl: dobbiamo recuperare il nostro ruolo in Europa
A entrare per prima a Palazzo Chigi, questa mattina, è stata la delegazione del Pdl, composta dal segretario Angelino Alfano e dai capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Un incontro durato oltre un'ora e nel quale, come ha spiegato lo stesso Alfano al termine, «abbiamo chiesto un confronto al Governo per stimolare la crescita e far sentire più forte la voce dell'Italia in Europa». Più specifico Fabrizio Cicchitto, che ha detto: «Abbiamo chiesto che il Governo adesso ci dica l'agenda che ha in programma sulla crescita. Su questo dovremo confrontarci. Abbiamo auspicato che dopo un provvedimento rigorista come quello approvato ieri dal Senato, si prenda con decisione la direzione della crescita». Inoltre, ha ribadito il capogruppo del Pdl confermando quanto detto da Alfano, «abbiamo manifestato a Monti la necessità di una riflessione sul nostro ruolo in Europa. Bisogna andare oltre il direttorio a due Francia-Germania, altrimenti si rischia che si si inneschi un meccanismo recessivo in Europa» e che sul tema delle liberalizzazioni «manderemo a Monti le nostre riflessioni in merito».
Casini: aiutare Monti significa aiutare l'Italia. I partiti non creino intralci
Nel pomeriggio, dopo il cdm dedicato al decreto milleproroghe, il primo incontro è quello con l'Udc di Pier Ferdinando Casini, che aveva già anticipato come il suo partito non avesse nulla in particolare da chiedere al premier. «Abbiamo parlato di questioni internazionali, abbiamo parlato di liberalizzazioni e di rilancio dell'economia», ha detto poi Casini al termine dell'incontro, per poi aggiungere: «Aiutare il governo significa aiutare gli italiani». È «difficile perchè nessuno ha la bacchetta magica», ha sottolineato ancora il leader centrista, per il quale per questo serve un «supplemento di serietà e responsabilità da parte dei partiti», non servono «intralci». Il governo, da pate sua, ha «una grande determinazione a procedere, la fase uno senza fase due sarebbe monca», conclude Casini.
Rutelli: tempi lunghi per la riforma del lavoro, tema che va ben ponderato
Nel pomeriggio si è tenuto anche l'incontro con Francesco Rutelli di Api, rimandato da questa mattina a causa del prolungarsi del cdm. Un incontro sostanzialmente in linea con quello precedente di Casini: al governo «viene data convinta adesione - ha commentato Rutelli uscendo da Palazzo Chigi - il Terzo Polo è pronto a sostenere Monti nelle liberalizzazioni e nella riforma del mercato del lavoro che va ampiamente condivisa e che è tema che comporta argomenti che vanno ben ponderati». Sul lavoro, infatti, «i tempi saranno necessariamente più lunghi. Non vedo motivi di fretta - ha spiegato Rutelli - non serve creare inutili tensioni che sono controproducenti».
E Fli non va a Palazzo Chigi
Chi invece non andrà proprio a Palazzo Chigi è Fli. Ma non per protesta, solo perché, come ha detto il capogruppo Benedetto Della Vedova, «abbiamo avuto occasione di parlare con Monti di recente. Per quel che ci riguarda non ci sono questioni aperte né difficoltà di comunicazione». Né la questione, assicura, crea problemi dentro il Terzo Polo.
Di Pietro: basta con questi riti da Prima Repubblica
Ma la sequela di incontri non va giù ad Antonio Di Pietro dell'IdV, che li giudica un rito «da Prima Repubblica»: «Si stanno comportando come nella Prima Repubblica, ci sono due realtà: una ufficiale, con una maggioranza trasversale e un Governo che si definisce tecnico. Poi ce n'è un'altra, non dichiarata, che toglie tutti i ruoli e le funzioni al Parlamento e al Governo, quelli veri. Questi riti degli incontri, fuori dalla sedi istituzionali come le commissioni o le aule del Parlamento, con i segretari e i notabili dei partiti, al solo fine di accordarsi sulle cose che va bene a loro, è un comportamenti tipico da Prima Repubblica. Le decisioni che vengono prese, non sono il frutto di una democrazia trasparente, ma di accordi che avvengono nelle "sagrestie" e solo per motivi che interessano i partiti. Mi auguro che, con la fine dell'anno, termini anche questo giochino».
Vendola a Bersani: la foto di Vasto non esiste più
Un'altra voce critica viene oggi da Nichi Vendola, che però, più che rivolgersi a Monti, parla a Bersani e pensando alle future alleanze elettorali. Per dire, senza mezzi termini, che «la foto di Vasto non esiste più» ed evocando i bei tempi (quelli dell'elezione di Pisapia e De Magistris) del «centrosinistra del cambiamento, non genuflesso che si comporta come un chierichetto nei confronti dei poteri costituiti».
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