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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2012 alle ore 06:36.

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«Con l'aumento di capitale da 7,5 miliardi mettiamo a posto definitivamente i ratios patrimoniali e otteniamo un contributo importante in termini di liquidità, che va ad aggiungersi a quella iniettata nel sistema bancario dalla Bce. A inizio febbraio, con la conclusione della ricapitalizzazione, saremo leader in Europa per capitale e liquidità. E questo ci consentirà di aumentare in modo sensibile il credito alle famiglie e alle imprese». L'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni è fiducioso che l'operazione si concluderà bene («credo che l'aumento sarà sostanzialmente tutto sottoscritto dal mercato»), e non è sorpreso dalla caduta del titolo in Borsa («dopo l'annuncio dello sconto sul prezzo, si tratta di una reazione tecnica che ci si poteva aspettare») e si dice convinto che UniCredit possa essere tra i primi grandi gruppi bancari europei a vedere la luce in fondo al tunnel. La crisi dell'euro e dei debiti sovrani è lungi dall'essere risolta. Ma, a giudizio di Ghizzoni, per la prima volta sono state prese decisioni che possono invertire la tendenza negativa: l'accordo europeo sull'unione fiscale, la decisione della Bce guidata da Mario Draghi di iniettare liquidità alle banche, la fase uno del Governo Monti che ha ridato credibilità al Paese. «Se dopo la manovra di Natale, i provvedimenti sulla crescita saranno tempestivi, coraggiosi ed efficaci, credo che si potrebbe ristabilire un clima di fiducia nel mercato e nelle imprese».
Partiamo dai dettagli dell'aumento di capitale da 7,5 miliardi, che andrà sul mercato da lunedì prossimo. Lo sconto sul prezzo di emissione delle nuove azioni è del 43%. Più alto di quello che le banche italiane hanno applicato nelle emissioni di maggio-giugno 2011. Come mai?
La situazione di mercato è completamente diversa. E lo sconto che abbiamo applicato tiene conto dell'esplosione estiva della crisi dei debiti sovrani. Dovevamo adeguarci, d'accordo con le banche del consorzio di collocamento, all'attuale contesto di mercato. Vale per noi e vale per gli altri gruppi europei che entro giugno dovranno ricapitalizzare per un importo totale stimato in circa 120 miliardi. Partire per primi, credo sia un vantaggio. Credo che la nostra operazione sarà un test importante per l'intero mercato bancario europeo.
I soci stabili di UniCredit garantiranno la sottoscrizione del 24% dell'aumento. E il resto?
Circa il 15% del capitale è in mano al retail italiano. Siamo fiduciosi che i soci, anche tenendo conto del vantaggioso prezzo dell'operazione, sottoscriveranno. Anzi, mi auguro che questa quota aumenti. A questi si aggiungono i risparmiatori dei vari Paesi in cui UniCredit è presente, dalla Germania al Centro Est Europa, a cui l'offerta è rivolta. A conti fatti, crediamo che una buona parte dell'aumento possa considerarsi già "prenotato".

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