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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 18:45.

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Che si debba procedere celermente sulla strada delle liberalizzazioni senza timori di sorta, lo ha detto ieri con voce chiara l'Antitrust. E oggi, da Parigi, dove è volato con il premier Mario Monti per il bilaterale con il tandem Fillon-Sarkozy, anche il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ha confermato la volontà dell'esecutivo di procedere in quella direzione. «Stiamo aprendo il commercio, certi settori energetici e pubblici. Non è facile, ma sono compiti che abbiamo deciso di assumere e mese dopo mese stiamo cercando di portare avanti dei risultati». Risultati che, con molta probabilità, come ha ricordato oggi il presidente del Consiglio, non arriveranno a strettissimo giro: dopo il rigore, ha ricordato Monti, «altre misure seguiranno nel giro dei prossimi due mesi».

La fase due entra nel vivo: sindacati e partiti in fibrillazione
La fase due, insomma, prova a prendere il largo, pur in mezzo a tante difficoltà. Da un lato, ci sono i sindacati pronti a dare battaglia sulla riforma del mercato del lavoro - si comincia lunedì prossimo con i tavoli a due, dopo il faccia a faccia tra Elsa Fornero e Susanna Camusso di due giorni fa - e decisi a ostacolare qualsiasi intervento sull'articolo 18. Dall'altro, ci sono i partiti che sostengono l'esecutivo e che si muovono su un crinale molto delicato: stretti tra le fibrillazioni interne e l'esigenza di non rimanere ai margini del campo in cui si gioca la decisiva partita delle riforme.

Tassisti di nuovo sul piede di guerra: pronti a occupare le città
È così bastato che l'Antitrust rimettesse in fila i settori da liberalizzare (dai servizi pubblici locali alle autostrade, passando per taxi e farmacie), perché tornasse a soffiare forte il vento della polemica in direzione dell'esecutivo. I primi a tornare sul piede di guerra sono proprio i tassisti che, davanti all'ipotesi ventilata dall'Authority nella segnalazione inviata al Governo, cioè quella di allargare il settore introducendo delle "licenze compensative", annunciano battaglia. «Se diventerà il parere del Governo - attacca Nicola Di Giacobbe, segretario nazionale dell'Unica Taxi della Cgil - siamo pronti a occupare le città», mentre Loreno Bittarelli, presidente nazionale di Uritaxi, avverte che «la categoria è in forte fermento» e «che avrà una reazione fortissima» se l'esecutivo deciderà di proseguire sulla via della liberalizzazione del settore.

Farmacisti pronti alle barricate: Governo già intervenuto sui farmaci
Ma i problemi per il Governo non arrivano solo dai tassisti. Anche le farmacie sono pronte alle barricate se si tenterà un intervento a gamba tesa sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia "C". A ribadire la posizione ci pensa Annarosa Racca, presidente di Federfarma, che ricorda come «sui farmaci di fascia "C" il Parlamento ha già deciso di demandare la questione all'Aifa, che in questi giorni dovrà stilare un elenco dei medicinali che sarà possibile vendere fuori dalle farmacie. La questione dunque è già stata decisa». Come dire che non sarà tollerato un cambio di rotta.

I paletti delle forze politiche in vista del round sulle riforme
A complicare la strada dell'esecutivo ci sono poi i partiti che, alla vigilia del rush finale verso le riforme, piantano con decisione i loro paletti. I più determinati appaiono gli uomini di Silvio Berlusconi. Così spetta al capogruppo del Senato, Maurizio Gasparri, rimarcare che «sulle liberalizzazioni bisogna agire a 360 gradi, come proporrà un documento del Pdl. Niente sconti ai potentati dei servizi pubblici locali o dei trasporti. E fine totale dei privilegi per Coop e grande distribuzione. Ma non accetteremo attacchi unilaterali a professioni o taxi». Insomma, niente manovre a senso unico, ripete il Pdl, preoccupato che un affondo sulle liberalizzazioni possa andare a colpire il cuore dell'elettorato del centro-destra. E, mentre l'Idv si schiera contro la privatizzazione dei servizi idrici («giù le mani dall'acqua pubblica», sottolinea il portavoce nazionale Leoluca Orlando), il Pd si dibatte tra la necessità di non rimanere escluso dalla prossima fase e il dibattito sull'articolo 18 che rischia di spaccare il partito.

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