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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2012 alle ore 08:10.

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Monti continua nel suo ragionamento: «Fino a poco tempo fa si poteva sostenere che i tassi erano alti per il mancato consolidamento dei conti italiani. Adesso nessuno lo sostiene più. Tutti i report delle grandi istituzioni e dei centri studi spiegano che i tassi alti dipendono dal rischio della zona euro, soprattutto dopo l'esito del Consiglio europeo dell'8 dicembre che è stato giudicato non adeguato». Perciò le riforme della governance europea diventano oggi fondamentali: «Un miglioramento rapido della governance potrà fare abbassare i tassi rendendo più sostenibile e politicamente più praticabile anche il proseguimento dello sforzo interno di risanamento dei singoli Paesi».

Tocca all'Europa, quindi, non per allentare gli sforzi interni, ma per rafforzarli, per aiutare i singoli Paesi, a cominciare dall'Italia, a proseguire il proprio lavoro. Monti non lo dirà mai prima di sedersi al tavolo con Angela Merkel, ma è questo evidentemente il ragionamento che porterà avanti nei suoi colloqui, nella convinzione di poter superare così i timori tedeschi che l'iniziativa europea possa di fatto indurre i Paesi a rischio ad alleggerire i propri sforzi.

Ma quali sono le priorità dell'Europa? Cosa si aspetta l'Italia da Bruxelles per favorire l'auspicato abbassamento dei tassi e il superamento della fase più acuta della crisi dell'area euro? I capitoli sono sostanzialmente due: il rafforzamento dei meccanismi per evitare il diffondersi del contagio, i cosiddetti firewalls; e le misure europee per la crescita.

Sul primo fronte si guarda soprattutto al fondo Esm, il fondo di intervento salva-Stati, «che deve diventare operativo in tempi brevi e certi, e deve fondarsi su procedure snelle, in modo da poter essere effettivamente utilizzabile». Ma si guarda con molta attenzione anche al piano di disciplina dei conti approvato l'8 dicembre, che deve di fatto riaffermare «il buon lavoro fatto dal Consiglio e dal Parlamento europeo sul six-pack, senza fughe in avanti con ulteriori irrigidimenti di cui non si sente il bisogno e che non accetteremmo». Sulla disciplina di bilancio va attuato quanto già deciso, dunque, compresa la considerazione dei fattori «rilevanti», dalle pensioni all'avanzo primario, che possono dare respiro all'Italia, senza aggiungere ulteriori strette.
Anche perché c'è il secondo fronte che va portato avanti, quello della crescita, «che è essenziale per l'occupazione e per la stessa disciplina di bilancio».

Qui Monti individua due direzioni di marcia: il rafforzamento del mercato unico, accelerando l'attuazione del single market act, ma soprattutto «un piano per dotare l'Europa di infrastrutture adeguate, grandi reti di trasporto e di comunicazione, a cominciare dalla banda larga». Come finanziarlo? «Con i project bond», emissioni obbligazionarie continentali destinate proprio all'investimento in infrastrutture. E gli Eurobond come strumenti di gestione del debito? Il presidente del Consiglio è favorevole, ma sa anche che «su questo in Europa c'è una notevole difformità di opinioni», «perciò non è uno strumento su cui si può pensare di puntare a breve». Insomma, il tema non va archiviato per il futuro, ma per ora è inutile andare a sbattere ancora una volta sulle resistenze tedesche.

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