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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 13:52.
L'ultima modifica è del 11 gennaio 2012 alle ore 08:25.

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L'Italia ha fatto passi enormi ed ha adottato «misure importanti per risanare il bilancio e accelerare le riforme»: lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel dopo l'incontro con il presidented el Consiglio Mario Monti, esprimendo apprezzamento per il lavoro del governo italiano. «Con l'Italia è stata avviata una collaborazione molto forte». Monti ha ribadito: «Ora l'Italia merita un riconoscimento da parte dell'Europa» (Redazione online)

di Gerardo Pelosi
BERLINO - Il rigore nei conti, da solo, non basta. In un'intervista a Die Welt pubblicata questa mattina, il premier italiano Mario Monti si è sforzato di spiegare all'opinione pubblica tedesca quale dovrebbe essere la ricetta per superare la crisi dei debiti sovrani nell'Eurozona senza sacrificare crescita e competitività.

È la stessa opinione pubblica con la quale si trova a fare i conti quotidianamente la cancelliera Angela Merkel che, dopo il presidente francese Nicolas Sarkozy lunedì e il direttore dell'FmiChristine Lagarde ieri sera, incontrerà questa mattina il premier italiano a un anno dal vertice bilaterale italo-tedesco con Silvio Berlusconi.

Monti si presenterà alla Merkel con la lunga lista dei "compiti a casa" fatti o in corso di approvazione (come le liberalizzazioni) e si attende dalla cancelliera analoga disponibilità a prendere in considerazione misure a favore della crescita in Europa. Impossibile per Monti e Merkel non affrontare temi cruciali per la crisi: dalla dotazione del Fondo salva-Stati, (il premier ritiene che la sua potenza di fuoco non sia sufficiente, come dimostrano l'elevato livello dello spread e il caso UniCredit), alla maggiore operatività della Bce agli eurobond. Ma su questi temi, a ogni piccolo spiraglio aperto dalla Merkel, corrisponde la richiesta di impegni molto vincolanti sulla disciplina di bilancio. Disciplina alla quale l'Italia non intende sottrarsi ma rispettando le norme europee attualmente in vigore. È questo il tema al centro del negoziato sul nuovo Trattato per un'Unione economica rafforzata che dovrebbe vedere la luce entro fine mese (la firma è prevista per il 1° marzo).

L'ultima versione dell'accordo premierebbe gli sforzi negoziali dell'Italia volti a salvare il cosiddetto Six Pack e, in particolare, il regolamento 1177/2011 che tiene conto degli altri "relevant factors" nella definizione del rapporto debito/Pil come il debito privato delle famiglie e la sostenibilità dei regimi pensionistici. Il testo messo a punto venerdì scorso e che sarà discusso in una nuova riunione domani a Bruxelles fa riferimento all'intero articolo 2 del Trattato (dove è richiamato esplicitamente il regolamento 1177) e non solo all'articolo 2/1a che non prevede quel richiamo. Una differenza non da poco se si pensa che i fattori attenuanti potrebbero ridurre da 120% a 90% il rapporto debito/Pil per il nostro Paese. Con il risultato che l'obbligo di ridurre di un ventesimo l'anno la quota eccedente il 60% si tradurrebbe in manovre nell'ordine di 24 miliardi di euro anziché di 48 miliardi annui. Non è ancora chiaro, però, se l'Italia riuscirà a strappare alle altre delegazioni (soprattutto a quella tedesca) anche un periodo di transizione di tre anni prima dell'applicazione delle più severe regole di bilancio.

Il 20 gennaio sarà la Merkel a volare a Roma dove incontrerà Monti e Sarkozy per un giro d'orizzonte conclusivo in vista del Consiglio europeo del 30 gennaio. Domani intanto Monti terrà un'informativa in Parlamento sulla politica europea. Ma il Pd sta già mettendo a punto il testo di una mozione che non condivide fino in fondo l'atteggiamento del Governo troppo sensibile alle esigenze tedesche. «L'Italia - spiega il presidente del Movimento europeo Virgilio Dastoli - ha ora la credibilità per fare approvare nel Trattato una dichiarazione più ambiziosa per rafforzare l'unione politica sull'esempio di quanto fecero Giuliano Amato e Gerhard Schroeder nella notte del compromesso di Nizza».

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