Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 08:07.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2012 alle ore 06:45.

My24

È un bene che siano circolate le bozze del decreto sulle liberalizzazioni che sarà approvato domani in Consiglio dei ministri. È un bene perché si capisce quanto ci sia di mediatico e futile nel concentrarsi sulla protesta dei taxi, come fosse l'alfa e l'omega delle liberalizzazioni in salsa italiana.

Il Governo farà bene a resistere alle proteste dei tassisti e le autorità preposte a scongiurare abusi e violenze, ma il cuore del decreto che il Governo si prepara ad approvare è tutt'altro.
A cominciare dalla separazione proprietaria della rete di distribuzione del gas dall'Eni. Era diventato il simbolo della volontà di questo o quel Governo di affrontare i nodi veri dei monopoli italiani, alla fine nel testo messo a punto dal Governo c'è. È un passo che permetterà maggiore concorrenza in un settore strategico come quello dell'energia. La precedente scelta del legislatore di fermarsi, nell'attuazione della direttiva europea del 2009, al modello della semplice creazione di un operatore indipendente sotto il controllo dell'azienda che si occupava anche della produzione era evidentemente insufficiente.

Resta da vedere ora - e sarà deciso solo in Consiglio dei ministri - se la separazione proprietaria riguarderà l'intera holding o la sola società della rete. È un nodo non banale, perché potrebbe garantire che l'intera operazione avvenga senza essere troppo penalizzante per l'Eni.
La separazione della rete non è l'unica novità positiva che riguarda il gas. L'apertura ai prezzi all'ingrosso più bassi prodotti in Europa dai contratti spot permetterà un abbassamento delle tariffe per gli utenti cosiddetti vincolati: che poi sono le famiglie e le piccolissime imprese particolarmente penalizzate dai sovraccosti in bolletta delle bardature italiane.
Un passo indietro, nel corso della difficile gestazione di questo decreto, è stato fatto invece per quanto riguarda la rete ferroviaria. In una prima bozza la separazione proprietaria di Rfi dalla holding Fs era più netta. Ora si rinvia a una proposta della costituenda autorità delle reti.

C'è anche qui, però, un progresso rispetto all'attuale sistema. Non solo perché si apre a un possibile scorporo. Ma anche perché, al di là della separazione, si trasmettono all'autorità alcuni poteri che in mano a Rfi potevano costituire sicuramente un freno alla concorrenza. Come per esempio l'assegnazione delle tracce, cioè gli orari in cui i treni di questa o quella società possono occupare i binari.
Qualche cancellatura anche sulle assicurazioni, ma alla fine l'introduzione del sistema della "scatola nera" e l'offerta obbligatoria di più preventivi da parte degli intermediari potrà rendere meno onerose le polizze Rc auto.
Sulle pompe di benzina, invece, il passo indietro rispetto alle prime bozze è stato più vistoso, riducendo sensibilmente i vantaggi in termini di prezzo che gli utenti potranno attendersi. Sulle professioni bisogna attendere come finirà la partita sull'abolizione delle tariffe minime. Nel Governo ci sono ancora posizioni differenziate, sarà probabilmente decisiva la discussione in Consiglio dei ministri. Sulle farmacie la liberalizzazione è ampia, i notai aumenteranno, sulle banche c'è ancora pochino, ma qualcosa c'è.

Quando nella manovra di fine anno il Governo aveva fatto ampie retromarce sul fronte delle liberalizzazioni in seguito alle pressioni delle lobby e dei partiti della larga maggioranza, il Sole 24 Ore non aveva risparmiato critiche. Ora un'apertura di credito è possibile. Purché non vi siano cedimenti in queste ultime 24 ore e, soprattutto, purché in Parlamento non si smonti pezzo per pezzo quello che è stato fatto.
Su questo, nelle prossime settimane, le forze politiche devono dimostrare tutta la loro responsabilità. Il rapporto con cui S&P's ha declassato l'Italia conteneva un avvertimento esplicito: se i gruppi di potere affosseranno queste riforme l'ipotesi di un ulteriore declassamento si fa più vicino. Ma non è solo questo. Ci può essere l'illusione che ascoltare le lobby porti consensi elettorali facili, ma farlo significherebbe calpestare un'opinione pubblica più vasta che sta cominciando ad apprezzare i vantaggi di un sistema con meno vincoli e più concorrenza. E tanto più imparerà a farlo quando vedrà, per esempio, che pagherà i farmaci un po' meno.

In Italia, secondo l'Ocse, nel settore dei servizi il margine di profitto è al 61%, contro il 35% della media Ue. La differenza, sia chiaro, è tutta a carico delle tasche delle famiglie e delle imprese italiane. Se quel margine comincerà a ridursi sarà un vantaggio per tutti.

Shopping24

Dai nostri archivi