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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 14:22.

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Sui controlli, però, alcuni contestano inutili eccessi.Lo scorso anno nel 96% dei casi i nostri rilievi si sono tradotti in avvisi di accertamento e il 10% delle nostre verifiche e controlli sono stati oggetto di integrale adesione ai verbali di constatazione: in questo modo i contribuenti hanno definito la loro posizione e hanno rinunciato al contenzioso, pagando subito quanto dovuto. Anche nel 2012 punteremo con decisione a massimizzare l'efficacia della nostra azione investendo sulla qualità, che è la miglior risposta anche sul piano della deterrenza.

Continuerà la rincorsa ai finti poveri, che girano in suv, yatch ed elicottero con redditi da indigenti?
Continuerà e sarà rafforzata con indagini finanziarie, controllo economico del territorio, uso mirato delle banche dati: abbiamo tutti gli strumenti necessari. Ma attenzione, i programmi informatici non potranno mai sostituire la professionalità e il "fiuto" dell'investigatore, la vera risorsa che consente di individuare l'evasione che si nasconde dietro triangolazioni fra società site in paradisi fiscali, intestazioni fittizie di patrimoni, grandi operazioni elusive. Nello scorso anno abbiamo scoperto migliaia di "finti poveri" che non solo evadono, ma risultando ufficialmente non abbienti percepiscono indebitamente prestazioni sociali: accompagnano i figli a scuola con l'auto di lusso e beneficiano della mensa e dei libri gratuiti.
Lei prima diceva che il legislatore vi ha messo a disposizione più strumenti.

C'è qualcosa in più che va fatto?
Sul fronte internazionale credo si debba fare ancora qualcosa, ma lì il problema non riguarda soltanto il nostro Paese. Lo stesso Presidente Monti si è mosso già sotto questo profilo. Quando dico che servono politiche fiscali comuni, tali da evitare che ci siano le caverne di "Alibabà", lo dico perché la fiscalità non sia più uno strumento distorsivo del mercato. Perché dare privilegi a taluni Stati rispetto ad altri? Le aziende devono potersi muovere in un gioco di libera concorrenza, senza trucchi e senza scorciatoie.

Cosa ha in mente in particolare quando parla di «passi da fare sul piano internazionale»?
Parlo innanzitutto dei limiti che ancora si trovano in materia di rogatorie internazionali e di paesi off-shore. Se facciamo un'indagine di due anni per ricostruire illeciti e poi alla fine ci troviamo il muro delle isole Cayman, vanifichiamo sforzi enormi. La crisi in questo senso può essere un'opportunità, perché mette tutti i Paesi davanti alla necessità di cambiare e collaborare.

C'è un aumento della fuga di capitali all'estero?
I numerosi sequestri che stiamo effettuando di valuta non dichiarata nei passaggi transfrontalieri in uscita dal territorio nazionale avvalorerebbero una ipotesi di questo tipo. Nel solo bimestre ottobre/novembre 2011 sono state 474 le violazioni accertate su tutto il territorio nazionale per un valore intercettato di oltre 10 milioni di euro. Negli ultimi due anni la sola Guardia di Finanza di Como, al confine con la Svizzera, ha accertato 813 infrazioni per il trasporto di oltre 145 milioni di euro di denaro contante o titoli al seguito.

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