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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 18:32.

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Per il governo Monti sarà l'occasione per tornare a chiedere un rafforzamento del fondo salva stati e ottenere flessibilità nel taglio del debito con il fiscal compact (forte anche del rafforzamento dell'immagine del governo all'estero), per gli altri paesi europei di consolidare e andare avanti con le misure anti crisi in una situazione migliorata, sebbene lo spettro del fallimento della Grecia fatichi a dissiparsi.

La riunione dell'eurogruppo, allargata il giorno successivo all'Ecofin con tutti i 27 paesi Ue, che inizia lunedì a Bruxelles (la prima del 2012) arriva dopo il tagliente declassamento di Standard and Poor's alla quasi totalità dei paesi del Vecchio Continente ma in uno scenario di spread in discesa e di misure draconiane varate dai governi per rimettersi in carreggiata. Una due giorni preparatoria in vista del vertice dei capi di governo del 30 gennaio e preceduta da un incontro lunedì a Parigi fra ministri delle finanze e banchieri centrali di Francia e Germania.

L'Italia sembra avere buone possibilità di veder accolte le proprie richieste. Il rafforzamento del Fondo salva stati, malgrado le resistenze della Germania, è divenuto più urgente dopo il taglio di S&P e una riduzione del debito in 20 anni come previsto dal fiscal compact imporrebbe costi sociali troppo duri con una crisi che perdura. I nodi economici infatti rimangono tutti lì, con una Europa che mostra ormai certi segnali di recessione per quest'anno e forse anche per il prossimo mentre la Gran Bretagna rimane esclusa dal processo di 'fiscal compact' pregiudicando la riforma del settore finanziario.

Il patto voluto dal presidente della Bce Mario Draghi e appoggiato dalla Germania va avanti sebbene con qualche modifica. Proprio Draghi però, che con le sue misure straordinarie varate a dicembre ha evitato il blocco del flusso di finanziamenti dalle banche all'economia, ha mostrato nelle sue recenti uscite un cauto ottimismo sulla crisi dell'euro grazie alla determinazione dimostrata dai governi di Italia e Spagna nel varare misure di risanamento e alla decisione dell'Europa di siglare il patto di bilancio e anticipare l'operatività del fondo salva stati Efsf.

Certo sul patto di bilancio pesa la mancanza della Gran Bretagna e le critiche giunte dal Parlamento europeo ma il segnale di un cambio di passo dell'Unione è stato dato ed è quasi certo che il patto sia siglato nel vertice di fine gennaio e ratificato entro marzo. I punti controversi saranno oggetto di trattativa ma c'è ottimismo fra le delegazioni che dovranno anche convalidare le procedure di infrazione della Commissione contro l'Ungheria a causa di diversi provvedimenti in contrasto con i trattati su banca centrale, giustizia e libertà di stampa.

La Commissione minaccia di bloccare gli aiuti di cui Budapest ha disperatamente bisogno. Tuttavia, oltre al deterioramento della situazione economica (che rischia di vanificare in parte gli sforzi dei governi) continua a minacciare la stabilità europea e mondiale la situazione della Grecia. Atene si è scontrata con una forte opposizione interna, sia politica che dell'opinione pubblica, alle dure misure per il risanamento che infatti stentano ad avere effetti a differenza della rapidità dimostrata da Roma e Madrid. Inoltre l'accordo per la rinegoziazione del debito con i privati, seppure vicino, non arriva alla conclusione.

Altro punto sarà quello del posto nel consiglio Bce lasciato libero dallo spagnolo Jose Manuel Gonzalez Paramoche Madrid vuole conservare a un suo rappresentante, appoggiata in questo dalla Francia, mente alcuni paesi del Nord Europa come il Lussembrugo hanno già presentato propri candidati.

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