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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2012 alle ore 09:02.

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Pochi giorni fa la Siria, ormai teatro di una guerra a bassa intensità dove non si intravede una soluzione, ha visto andare via gli unici osservatori ammessi a verificare le denunce che si susseguono da mesi, da quando dal marzo scorso si è levata dal popolo la protesta contro il regime del presidente Bashar al Assad. I 60 membri della delegazione inviati a dicembre dalla Lega Araba hanno infatti sospeso la missione per le violenze nel Paese.

Stanotte su twitter rimbalzavano voci di un Assad in fuga verso la Russia che non hanno trovato alcuna conferma (il social network continua a riprendere la notizia ma i media tradizionali restano cauti) mentre i corrispondenti confermano che i ribelli sono alle porte della capitale Damasco e che si sta intensificando l'azione diplomatica per una risoluzione Onu. Auspicio, sempre su twitter, del ministro degli Esteri Giulio Terzi che ricorda «il ruolo centrale» della Lega Araba. Ma il capo della missione araba in Siria, il generale sudanese Mustafa al-Dabi, in un'intervista al quotidiano turco al-Hayat sostiene: «L'opposizione siriana non collabora con gli osservatori della Lega Araba presenti in Siria. Siamo venuti per controllare cosa fanno entrambe le parti - ha spiegato - ma con nostro dispiaciere abbiamo visto che l'opposizione non vuole collaborare con noi. Non vogliono che lavoriamo per portare il nostro dossier al Consiglio di Sicurezza dell'Onu».

Nella capitale è battaglia. L'esercito siriano riconquista alcuni quartieri di Damasco, che erano passati recentemente sotto il controllo dei ribelli, secondo il sito della Bbc. Secondo gli attivisti siriani, l'esercito ha dispiegato un ingente numero di soldati e carri armati, e il
quartiere di Saqaba è ancora sotto i bombardamenti. Nel fine settimana almeno 26 persone sono rimaste uccise nei combattimenti nella capitale, i più duri da quando nel marzo scorso è scoppiata la rivolta popolare contro al Assad. In tutto il paese sono oltre 60 le persone uccise.

Il giornale egiziano al-Masri al-Youm lancia intanto un'altra notizia che aumenta l'incertezza: in fuga sarebbe non il presidente Assad ma la moglie Asma. Secondo il quotidiano egiziano, la first lady siriana avrebbe tentato di lasciare il Paese, in rivolta da 10 mesi, insieme ad alcuni parenti. Il suo tentativo di fuga sarebbe però stato impedito da alcuni disertori dell'Esercito libero siriano. Il giornale egiziano, che cita fonti dell'opposizione siriana, i disertori avrebbero fermato Asma, i suoi figli, la madre di Bashar Assad e suo cugino a bordo di un convoglio diretto all'aeroporto. Il convoglio sarebbe stato bloccato da una squadra dell'Esercito libero siriano, ci sarebbe stato uno scontro a fuoco e le forze di sicurezza di Assad avrebbero fatto marcia indietro verso il palazzo presidenziale.

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