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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 19:54.

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Attesissimo, arriva un folto elenco con i nomi, le somme evase e le condanne erogate ai contribuenti statunitensi sedotti dai richiami offshore delle banche svizzere, in particolare emessi dalla UBS, sorta di portale della finanza attiva mondiale, o interessata, piuttosto che una semplice grande banca elvetica. Ma la novità che incrina, ferisce e condanna il segreto bancario a uscire di scena è "la lista". Che accompagna quella dei clienti, dei rispettivi consulenti, svizzeri molti, che hanno assistito i cittadini statunitensi nel frodare illecitamente, con intenti criminosi, il fisco statunitense.

E' con questo manoscritto filizzato segnato da nomi, date, dati e condanne che l'Agenzia delle Entrate Usa, l'Irs, suggerisce la pensione del segreto bancario, quasi accompagnandolo all'uscio della storia. Il tutto mentre a Berna, gli stessi banchieri, tracciano la via del futuro svizzero suggerendo la gestione, sì riservata, ma legale, di grandi patrimoni o di somme comunque significative. Insomma, il segreto bancario aggiornato ai tempi, dove le tasse si pagano e dopo esser state versate i capitali s'investono, con la dovuta riservatezza. Strane coincidenze.

Fuori i nomi senza gogna – Il primo rumor derivante dalla pubblicazione stona rispetto alle grida di Atene nel riversare i suoi nomi su di un Paese già riversato economicamente e bollente di rabbie, nuove e antiche, o su quanto avviene in altri Paesi dove le gogne fioriscono, basti pensare all'Irlanda e alla stessa Gran Bretagna, con saltuarie o ben calendarizzate esposizioni non soltanto di nomi ma di foto degli evasori.
A Washington non va in scena la gogna mediatica, piuttosto osservazioni sottili, analisi, studi, persino ricerche già predisposte presso diverse Università. D'altraparte la novità supera la gogna. La lista si apre, non a caso, con Jules Robbins, un distinto imprenditore newyorchese attivo nel ramo della distribuzione. La sanzione, in questo caso civile non penale, equivale in termini monetari, interessi inclusi, a quasi 21milioni di dollari, 20,8milioni per l'esattezza, da rendere immediatamente al fisco.

La ragione è spiegata in 3 righe. Mr Robbins ha dapprima registrato sulla piazza di Hong Kong una società ombra, della quale in realtà era il solo proprietario, e tramite la quale ha realizzato il trasferimento su diversi conti svizzeri, presso la UBS, di ben 42milioni di dollari. In realtà, la perdita per il fisco, qualora questa somma fosse stata semplicemente depositata su di un conto negli Usa, senza incamminarsi sulla strada dell'offshore, avrebbe fruttato all'erario non più di mezzo milione di dollari l'anno. Troppo per Robbins, troppo poco per Obama che nel Discorso alla Nazione lancia la crociata sui ricchi d'America richiamandoli a pagare il dovuto.

Comunque, nel complesso sono sette i clienti statunitensi della ricca Manhattan che tramite conti offshore gestiti e suggeriti dai consulenti della UBS hanno sottratto al fisco oltre 100milioni di dollari e che ora dovranno rifondere quasi 50 milioni di dollari in sanzioni, inclusa la restituzione delle imposte evase e gli interessi, oltre alle spese processuali e procedurali.

Sul versante penale, del club dei sette, in realtà sconosciuti l'uno all'altro e assieme loro malgrado, Richard Werdiger trascorrerà 1anno e 1 giorno, quest'ultimo per riflettere, dietro le sbarre. Naturalmente, dopo aver versato al fisco 3,8milioni di sanzioni. L'accusa, riconosciuta, si fonda sull'invio d'una falsa dichiarazione dei redditi che nascondendo i 7,1milioni transitati su di un conto offshore svizzero ha di fatto generato un danno contabilizzato dai tecnici delle Entrate Usa in 400mila dollari. Stupisce l'asprezza delle sanzioni comminate, sia sul versante penale sia del suo corrispettivo civile. D'altraparte secondo il diritto statunitense la falsa dichiarazione dei redditi corrisponde ad una sorta di cospirazione criminosa ai danni del fisco in veste, in quel momento, e in rappresentanza d'un interesse nazionale, più ampio, di livello più alto e autorevole.

Spazio ai piccoli all'ombra di grandi – Tra i nomi si devono dribblare i milionari per imbattersi in un contribuente ordinariamente facoltoso. Michael Reiss, un medico che insegna, con la qualifica di professore, e che conduce ricerche in campo sanitario presso diversi e autorevoli istituti. Dovrà trascorre otto mesi presso una Comunità, una sorta di periodo di rieducazione, si spera, che lo induca ad un maggior equilibrio nella gestione dei redditi percepiti. La ragione della sua condanna al confino costruttivo è dovuta all'aver omesso di riportare al fisco la titolarità d'un conto offshore con i relativi transiti. Naturalmente, dovrà rifondere all'erario le somme evase, 400mila dollari, e in aggiunta una sanzione di 1,2 milioni di dollari.

Il miliardario del'Est nella rete del fisco – L'evasione corre oltreconfine, soprattutto se di grandi dimensioni, e come corrispettivo la giustizia fiscale s'applica irriguardosa delle provenienze etniche. Il caso del super-ricco, Igor Olenicoff, è di prassi negli Usa. Il giudizio, e la sentenza, risalgono al 2007-2008, nemmeno sulle annualità il fisco Usa promette sconti. Dunque, nessun saldo in vista sui listini dell'Irs, tanto che Mr Olenicoff, Presidente e proprietario della Olenicoff Properties Corporation, per aver omesso di riportare al fisco i conti offshore relativi al 2002, e delle somme che vi sono state stoccate per un quinquennio, ha versato una sanzione, con inclusi interessi e imposte evase, pari a 52milioni di dollari, mentre sul piano penale, avendo accettato il verdetto ed essendosi piegato alla versione presentata dall'Irs, una sorta di adesione, non trascorrerà un solo giorno dietro le sbarre, piuttosto permarrà per due anni sotto stretta osservazione d'un tutor del Dipartimento della sicurezza, un agente in pratica, e presterà servizio per 120 giorni presso una Comunità, gratuitamente.

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