Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 03 febbraio 2012 alle ore 07:39.

My24

La vicenda dell'emendamento approvato a sorpresa alla Camera da Pdl e Lega sulla responsabilità civile dei magistrati è un piccolo episodio illuminante. In un certo senso, tutti hanno ragione e tutti hanno torto.

Non c'è dubbio che il partito di Berlusconi e quello di Bossi abbiano compiuto una mossa a sorpresa, ottenendo un successo.
La domanda è: ma non erano ormai ex alleati, divisi e in urto fra loro? Così sembrava, ma già in altre occasioni Bossi ha dato man forte al Pdl, ad esempio sulla richiesta di arresto di Cosentino o sulle nomine Rai. Stavolta poi il tema era molto popolare, sia nell'elettorato leghista sia in quello berlusconiano. Sarà un riflesso del malfunzionamento della giustizia, eppure ci sono pochi dubbi che una maggioranza di italiani - nell'opinione pubblica di centrodestra ma non solo - è favorevole a «far pagare» ai magistrati le consegunze dei loro errori.

S'intende che questa responsabilità è già riconosciuta «per dolo o colpa grave» e in ogni caso lo Stato di solito interviene (tardi e male) per risarcire le vittime degli errori compiuti nelle procure o nelle aule dei tribunali. Difficile immaginare che venga introdotta una disciplina più rigida. È plausibile che l'emendamento sarà corretto o annacquato nell'altro ramo del Parlamento.

In fondo non ha torto il ministro Paola Severino quando dice che le riforme non possono essere «spot», cioè cucite insieme come il vestito di Arlecchino. Ciò non toglie che l'enfasi dei magistrati, attraverso l'Anm, e di Antonio Di Pietro che li spalleggia, sia davvero eccessiva: sarebbe stata colpita al cuore, per via di quell'emendamento, addirittura la libertà e la democrazia. E passi per Di Pietro che parla da politico, ma è singolare che l'Anm si esprima in quei termini verso un voto del Parlamento, giudicato alla stregua di «un'intimidazione».

Detto questo, è chiaro che il contrasto polemico ha poco a che fare con l'efficienza della giustizia o con le eventuali colpe dei magistrati. Men che meno con il senso profondo di riforme da tempo attese. La responsabilità civile rimarrà più o meno nei termini in cui è oggi. Ieri abbiamo solo assistito a un episodio di guerriglia parlamentare in cui la vecchia maggioranza Pdl-Lega ha dato un calcetto al governo tecnico.
Calcetto non grave, tutto sommato, ma che costituisce un piccolo segnale. Si coniuga con altri indizi, minimi ma da non sottovalutare. Per esempio l'incidente provocato dalla battuta di Monti sulla «monotonia» del lavoro fisso. Una frase il cui significato era evidente e tutt'altro che offensivo verso disoccupati o precari. Tuttavia è bastata per scatenare un diluvio di recriminazioni più o meno in buona fede. La verità è che si avverte una frustrazione diffusa in Parlamento e il presidente del Consiglio dovrebbe tenerne conto.

Certe affermazioni non politicamente corrette vanno messe da parte in vista, si spera, di tempi migliori. Oggi costituiscono un 'boomerang' da cui l'esecutivo tecnico rischia di essere danneggiato. Non è un caso che dopo il voto Pdl-Lega il segretario del Pd abbia chiesto un incontro al premier (e chissà se Bersani aveva già sentito il sottosegretario Polillo auspicare l'elezione di Berlusconi alla presidenza della Repubblica). Monti deve continuare a muoversi con cautela fra Scilla e Cariddi, cioè fra grossi partiti inerti ma pericolosi. È bene che a Palazzo Chigi non lo dimentichino.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi