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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 18:00.

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Caso Tarantini: Berlusconi e Lavitola comprarono il silenzio del manager pugliese. Nella foto l'ex premier, Silvio Berlusconi, in un immagine d'archivio mentre scende da un aereo; alle sue spalle nel cerchio rosso l'ex direttore dell'Avanti!, Valter LavitolaCaso Tarantini: Berlusconi e Lavitola comprarono il silenzio del manager pugliese. Nella foto l'ex premier, Silvio Berlusconi, in un immagine d'archivio mentre scende da un aereo; alle sue spalle nel cerchio rosso l'ex direttore dell'Avanti!, Valter Lavitola

Silvio Berlusconi e Valter Lavitola avrebbero "comprato" il silenzio di Gianpaolo Tarantini perché non riferisse tutta la verità sul giro di escort al centro delle indagini baresi. Questo ritiene il tribunale del Riesame di Bari, che ha depositato le motivazioni del provvedimento con cui lo scorso 21 novembre rigettò la richiesta di revoca dell'arresto per l'ex direttore dell'Avanti!.

Nel provvedimento, 43 pagine sottoscritte dal presidente della sezione Francesca La Malfa, si punta il dito sui 500mila euro dati da Berlusconi a Lavitola, e che sarebbero dovuti servire per aiutare Tarantini ad avviare una nuova azienda nel settore delle protesi sanitarie. Per il Riesame, quella somma non era altro che un premio concesso all'abile promoter pugliese, già sottoposto a sette diversi procedimenti giudiziari per corruzione, per quanto non aveva detto ai pm baresi Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia. In sostanza ci sarebbe stato un accordo per tacere sugli aspetti mediatici, e sembra anche penali, che avrebbero potuto coinvolgere l'ex presidente del Consiglio nell'inchiesta sul giro di escort organizzato, tra gli altri, da Tarantini e Sabina Began.

L'indagine sui soldi passati da Berlusconi a Tarantini, per il tramite di Lavitola, nasce alla Procura di Napoli. I pm Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, indagando su un sospetto giro di corruzioni internazionali compiute da personaggi legati a Finmeccanica, si sono imbattuti nelle telefonate tra Lavitola e Tarantini, in cui si parlava del denaro passato da Berlusconi. La prima ipotesi di reato è stata l'estorsione, reato poi derubricato dal gip di Napoli in induzione alla falsa testimonianza nel processo escort di Bari.

Il fascicolo fu poi inviato a Bari tra non poche polemiche: la stessa Procura del capoluogo pugliese non intendeva dar corso all'inchiesta, chiedendo così la revoca della misura cautelare a carico di Lavitola. Richiesta rigettata dal gip, che impose al procuratore aggiunto Pasquale Drago di procedere, e poi impugnata anche dal difensore di Lavitola, Gaetano Balice, al tribunale del Riesame che, rigettando l'istanza, oggi motiva affermando che Berlusconi e l'ex direttore dell'Avanti! hanno compiuto il reato in concorso. Il Riesame, inoltre, nel provvedimento bacchetta anche la Procura di Bari, accusandola di aver avuto un atteggiamento "ondivago" nella vicenda.

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