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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2012 alle ore 20:55.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2012 alle ore 15:29.

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Grecia, la destra non firmerà l'accordo di austerity. Scontri di piazza. (Afp)Grecia, la destra non firmerà l'accordo di austerity. Scontri di piazza. (Afp)

«Non possiamo permettere il default della Grecia» ed «ovvio che chi non é d'accordo e non ha intenzione di votare per il nuovo programma non può restare nel governo». Lo ha detto il primo ministro greco, Lucas Papademos mentre si sta allungando la lista del ministri greci dimissionari perché contrari alle nuove misure di austerità chieste dai creditori internzionali. Intanto è salita alle stelle la tensione sociale e politica ad Atene dove la destra estrema (Laos) al governo ha deciso (come anticipato dal Sole 24 Ore di oggi) di non firmare il duro piano di austerità - che prevede tagli per oltre miliardi e il licenziamento di 15mila statali) mentre nelle piazze è esplosa la violenza. Scontri ad Atene tra manifestanti e forze di polizia si sono verificati nell'ambito delle proteste coincise con lo sciopero indetto venerdì e sabato dai sindacati contro i tagli decisi dal governo Papademos per poter ottenere i 130 miliardi di aiuti.

La televisione di stato ellenica ha mostrato immagini di giovani dimostranti, con il volto coperto da cappucci ed elemetti, intenti al lancio di pietre e bottiglie incendiarie contro la polizia presso la piazza di Syntagma, dove si trova il palazzo del Parlamento e dove le forze dell'ordine hanno risposto con le cariche e i gas lacrimogeni.

LA DESTRA DICE NO - Ma la notizia più interessante del giorno è il «no» della destra estrema alle richieste della troika. Il leader del partito di estrema destra greca Laos, membro della coalizione di governo, Georges Karatzaferis, ha annunciato che non voterà domenica in parlamento il piano di austerità chiesto da Ue e Fmi per sbloccare il nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro.«Non posso votare questo piano di austerità che umilia il paese, non é la strada giusta», ha dichiarato Karatzaferis, all'indomani dell'accordo politico sul piano da parte dei tre partiti (socialista, destra ed estrema destra). La mossa è in previsione del voto anticipato che si dovrà tenere ad aprile.

LA UE NON VUOLE DARE I SOLDI - La Commissione Ue ha ribadito la necessità di avere «certezza legale», con l'approvazione da parte del Parlamento greco dell'accordo raggiunto a livello tecnico tra le autorità greche e la troika (Ue-Bce-Fmi), perché «la responsabilità deve restare nelle mani di chi è responsabile davanti ai cittadini». Lo ha sottolineato il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, ricordando che il governo greco ha tempo «entro l'Eurogruppo di mercoledì» per presentare le misure con cui chiudere il gap fiscale di 325 milioni di euro, che finora sono stati coperti con generici tagli di spesa alla difesa.

Scartata quindi la proposta tedesca di un «commissario straordinario per l'attuazione del bilancio» in Grecia, in quanto «la responsabilità politica e i compiti esecutivi devono essere del governo greco», è invece «allo studio» la questione del «conto bloccato» per i fondi di aiuto ad Atene, ha spiegato Amadeu Altafaj, specificando però che «non si sa» se mercoledì sarà sul tavolo dell'Eurogruppo. Un fondo cioè che dovrebbe pagare gli interessi e i bond in scadenza senza fornire altri soldi al governo di Atene per pagare altre spese.

Gli operatori di mercato sono moderatamente tranquilli anche se ormai sperano che la vicenda si chiuda. «Credo che il pericolo Grecia sia comunque relativamente circoscritto e largamente scontato dai mercati, è un fastidio ma non un pericolo per l'euro», ha detto il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, alla presentazione di un master con il Politecnico di Torino. Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel, da Berlino, ha dato prova di cautela affermando che «un fallimento della Grecia avrebbe «conseguenze incalcolabili» ma il suo ministro delle Finanze Wolfang Schaeuble ha fatto sapere ai parlamentari conservatori che l'ultimo piano di austerità approvato dalla Grecia non è sufficiente per ridurre il debito al 120% del Pil nel 2020. Lo rivelano fonti presenti all'incontro di Schaeuble con i parlamentari, secondo le quali il ministro avrebbe rivelato che la Grecia è attualmente in grado di ridurre il debito solo al 136% del Pil nel 2020. Una quota insotenibile.

SINDACATO DI POLIZIA CHIEDE ARRESTO DELLA TROIKA - Uno dei principali sindacati della polizia ellenica, la Poasy, con una lettera resa di pubblico dominio ha chiesto alle autorità competenti di emettere ordini di arresto a carico dei rappresentanti in Grecia della troika, che accusano apertamente di voler strangolare il Paese attraverso le misure draconiane imposte al governo di Atene per evitare il default. Il messaggio è stato fatto recapitare direttamente agli interessati: Poul Thomsen del Fondo Monetario Internazionale, Servaz Deruz della Commissione Europea e Klaus Mazuch della Bce. «Siate avvertiti», vi si legge, «del fatto che, in quanto legittimi delegati della polizia greca, esigiamo siano emessi nei vostri confronti ordini di arresto per una vasta gamma di reati previsti dalle leggi vigenti, in armonia con il nostro Codice Penale».

I tre emissari sono accusati tra l'altro di «estorsione», «istigazione occulta all'eliminazione o alla riduzione delle politiche democratiche e della sovranità nazionali», «interferenza indebita in procedure legali fondamentali». Nel testo si precisa che la richiesta è stata decisa nell'ambito di un consiglio generale allargato del sindacato, e che essa riflette lo stato d'animo delle forze dell'ordine rispetto alle pressioni internazionali sul loro Paese. Si ammonisce poi che in nessun caso gli iscritti, cioè agenti e ufficiali, si lasceranno manipolare contro il proprio stesso popolo: «In nessuna circostanza accetteremo di essere mandati a uccidere i nostri fratelli», è la conclusione. In Grecia ormai la realtà supera la fantasia anche di Petros Markaris, il più famoso giallista che non avrebbe saputo ideare di meglio in uno dei suoi ultimi libri dedicati proprio alla crisi economica del paese.

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