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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2012 alle ore 20:55.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2012 alle ore 15:29.

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Grecia, la destra non firmerà l'accordo di austerity. Scontri di piazza. (Afp)Grecia, la destra non firmerà l'accordo di austerity. Scontri di piazza. (Afp)

La Ue non vuole dare i soldi: La Commissione Ue ha ribadito la necessitá di avere «certezza legale», con l'approvazione da parte del Parlamento greco dell'accordo raggiunto a livello tecnico tra le autoritá greche e la troika, perché «la responsabilitá deve restare nelle mani di chi è responsabile davanti ai cittadini». Lo ha sottolineato il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, ricordando che il governo greco ha tempo «entro l'Eurogruppo di mercoledì» per presentare le misure con cui chiudere il gap fiscale di 325 milioni di euro, che finora sono stati coperti con generici tagli di spesa alla difesa.

Scartata quindi la proposta tedesca di un «commissario straordinario per l'attuazione del bilancio» in Grecia, in quanto «è la responsabilitá politica e i compiti esecutivi devono essere del governo greco», è invece «allo studio» la questione del «conto bloccato» per i fondi di aiuto ad Atene, ha spiegato Amadeu Altafaj, specificando però che «non si sa» se mercoledì sará sul tavolo dell'Eurogruppo. Un fondo cioè che dovrebbe pagare gli inetressi e i bond in scadenza senza fornire altri soldi al governo di Atene per pagare altre spese.

Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel da Berlino ha dato prova di cautela affermando che «un fallimento della Grecia avrebbe conseguenze incalcolabili» ma il suo ministro delle Finanze, Wolfang Schaeuble, ha fatto sapere ai parlamentari conservatori che l'ultimo piano di austerità approvato dalla Grecia non è sufficiente per ridurre il debito al 120% del Pil nel 2020. Lo rivelano fonti presenti all'incontro di Schaeuble con i parlamentari CDU-CSU, secondo le quali il ministro avrebbe rivelato che la Grecia è attualmente in grado di ridurre il debito solo al 136% del Pil nel 2020. Una quota insostenibile per l'Fmi.

Sindacato di polizia chiede arresto della troika: Uno dei principali sindacati della polizia ellenica, la Poasy, con una lettera resa di pubblico dominio ha chiesto alle autorità competenti di emettere ordini di arresto a carico dei rappresentanti in Grecia della troika, che accusano apertamente di voler strangolare il Paese attraverso le misure draconiane imposte al governo di Atene per evitare il default. Il messaggio è stato fatto recapitare direttamente agli interessati: Poul Thomsen del Fondo Monetario Internazionale, Servaz Deruz della Commissione Europea e Klaus Mazuch della Bce. «Siate avvertiti», vi si legge, «del fatto che, in quanto legittimi delegati della polizia greca, esigiamo siano emessi nei vostri confronti ordini di arresto per una vasta gamma di reati previsti dalle leggi vigenti, in armonia con il nostro Codice Penale».

I tre emissari sono accusati tra l'altro di «estorsione», «istigazione occulta all'eliminazione o alla riduzione delle politiche democratiche e della sovranità nazionali», «interferenza indebita in procedure legali fondamentali». Nel testo si precisa che la richiesta è stata decisa nell'ambito di un consiglio generale allargato del sindacato, e che essa riflette lo stato d'animo delle forze dell'ordine rispetto alle pressioni internazionali sul loro Paese. Si ammonisce poi che in nessun caso gli iscritti, cioè agenti e ufficiali, si lasceranno manipolare contro il proprio stesso popolo: «In nessuna circostanza accetteremo di essere mandati a uccidere i nostri fratelli», è la conclusione. In Grecia ormai la realtà supera la fantasia anche di Petros Markaris, il più famoso giallista che non avrebbe saputo ideare di meglio in una dei suoi ultimi libri dedicati proprio alla crisi economica del paese.

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