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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2012 alle ore 06:42.

Accelera l'inchiesta della Procura di Roma sugli oltre 13 milioni di euro che l'ex tesoriere della Margherita, il senatore Luigi Lusi, avrebbe sottratto dalle casse del partito.
Da ieri mattina la due diligence sui conti 2007-2011 dei Dl effettuata dalla società di revisione Kpmg e la documentazione bancaria relativa ai due conti correnti accesi dal partito presso la filiale della Bnl di Palazzo Madama sono a disposizione dei pm. Come annunciato, a consegnare ai magistrati i documenti, stipati in quattro voluminosi faldoni, sono stati gli stessi legali della Margherita, Titta Madia e Alessandro Diddi. Si tratta degli estratti conto che la Guardia di Finanza aveva tentato di acquisire due giorni fa al Senato, vedendosi opporre un fermo rifiuto da parte del presidente Renato Schifani.
Questa mattina in Procura è in programma un vertice tra il procuratore aggiunto Alberto Caperna, il pm Stefano Pesci e gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della GdF, guidato dal generale Virginio Pomponi, per organizzare il lavoro necessario a passare al setaccio in modo sistematico non solo la documentazione consegnata dalla Margherita, ma anche quella acquisita nelle sedi della TTT e della immobiliare Paradiso, le società che Lusi ha utilizzato per investire in immobili e altre attività i soldi sottratti ai Dl.
L'obiettivo è verificare eventuali responsabilità e collusioni da parte di chi nella Margherita doveva vigilare sull'operato di Lusi. In particolare i magistrati vogliono capire se qualcuno abbia chiuso un occhio su quanto faceva l'ex tesoriere perché beneficiava, in qualche modo, dei fondi da lui gestiti. Questo al di là dei paletti posti ai pm nella lettera con cui mercoledì l'ex presidente dei Dl, Francesco Rutelli, il presidente dell'Assemblea, Enzo Bianco, e l'ex presidente della Tesoreria, Gianpiero Bocci, hanno messo a disposizione i conti del partito.
Nella missiva si rimarcava la massima fiducia nel fatto che «verrà adottata ogni cautela a tutela delle esigenze di riservatezza della persona offesa sicuri delle gravi ricadute politiche e istituzionali per cui la propalazione di notizie e dati riguardanti l'attività politica della Margherita costituisce grave compromissione della vita democratica». Non solo.
I firmatari si dicevano anche certi che «nessuno sconfinamento avverrà nelle indagini volte all'accertamento dei reati rispetto ai quali si ribadisce la veste di persona offesa della Margherita, sicuri che anche in questo caso saranno presidiati la libertà e l'insindacabilità delle scelte politiche». Condizioni che negli uffici giudiziari sono state percepite come una sorta di avvertimento, non gradito. Tanto che il prossimo passaggio dell'inchiesta sarà proprio quello di verificare se dai conti correnti, dalle fatture e dai contratti della TTT possano emergere rapporto d'affari con altri esponenti della Margherita.
Intanto proseguono le trattative per la restituzione alla Margherita di parte dei soldi sottratti da Lusi. Un avvocato civilista e un notaio di fiducia dei Dl stanno valutando la congruità della proposta con cui il senatore intende restituire 5 dei 13 milioni sottratti, fornendo come garanzia le quote della TTT, proprietaria di un lussuoso appartamento da 1,9 milioni al centro di Roma, e della Immobiliare Paradiso, titolare di una villa a Genzano da quasi tre milioni. I due professionisti dovranno verificare che le società non siano gravate da debiti e stabilire il valore di mercato degli immobili. La Margherita ha già chiesto che ai propri vertici sia garantito il diritto di veto su ogni decisione che coinvolga le società dell'ex tesoriere.