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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 09:28.

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di Isabella Bufacchi
ROMA. La ristrutturazione dei titoli di Stato greci, che mira a ridurre lo stock del debito pubblico di almeno 100 miliardi di euro imponendo ai privati una perdita equivalente al 50% del valore facciale dei 200 miliardi di bond a medio-lungo termine in loro possesso, potrebbe escludere i piccoli risparmiatori. Se la quota dei titoli greci con scadenza oltre i 2-3 anni e detenuta dagli investitori non istituzionali dovesse risultare vicina al 5% sul totale, come stimano gli addetti ai lavori in assenza di cifre ufficiali, non sarebbe determinante per il successo dell'operazione.

Ma il destino dei retail, dei detentori al dettaglio, dipenderà totalmente dalla partecipazione degli investitori istituzionali allo swap proposto dalla Grecia: se lo scambio tra vecchi e nuovi titoli, che comporta una perdita ai prezzi di mercato più vicina al 70%, sarà accettato da una quota inferiore al 90% dei sottoscrittori privati, allora è prevedibile che l'haircut venga esteso a tutti i bondholders, compresi i risparmiatori e persino le banche centrali (Bce inclusa) finora rimasti fuori dalla mischia.

Fonti dell'Iif, l'Institute of international finance che rappresenta le banche su scala globale nella trattativa con il Governo greco sui termini dello swap, hanno confermato ieri che la partecipazione dei risparmiatori è ancora in alto mare ed è una questione complicata. Dovrà essere stabilito, innanzitutto, il principio secondo il quale i sottoscrittori retail, greci e non, saranno trattati tutti alla stessa maniera. Lo swap in effetti verrà proposto a tutti gli investitori privati, istituzionali e non, greci e stranieri. Se la partecipazione su base volontaria dovesse raggiungere il 95% o più (senza escludere a priori l'accettazione dello scambio anche da investitori non istituzionali), e se lo swap volontario riuscisse a garantire una riduzione dello stock del debito pari a 100 miliardi, i risparmiatori non aderenti potrebbero avere l'opportunità di portare i titoli a scadenza con rimborso alla pari, senza haircut.

Corre voce che questa apertura potrebbe essere circoscritta a chi possiede titoli fino a 100mila o 250mila euro, oppure a chi ha acquistato i bond in asta (anche se questa eventualità rischierebbe di discriminare tra residenti e non residenti). Lo scenario più plausibile, tuttavia, è quello peggiore. Lo swap, stando alle previsioni degli analisti di tutte le grandi banche, non riuscirà a chiudersi con una partecipazione vicina al 100% su base volontaria. A quel punto, la Grecia non avrebbe altra scelta se non quella di introdurre in via retroattiva le clausole di azione collettiva sui titoli domestici per dare il via libera allo scambio e imporlo al 100% dei sottoscrittori anche con un quorum di consensi molto basso, sotto quel 75% di voti favorevoli che caratterizza le Cacs sui bond internazionali greci emessi sotto la legge inglese.

Non è ancora stato chiarito, tuttavia, cosa accadrà al risparmiatore detentore di titoli di Stato greci, nel caso in cui dovessero scattare le clausole di azione collettiva: c'è chi sostiene che a quel punto non vi sarà via d'uscita per la quota retail.

Il coinvolgimento dei privati nello swap greco, tuttavia, sarà marginale rispetto a quanto accaduto ai risparmiatori privati italiani e tedeschi in occasione del default dell'Argentina. Il retail non è l'ago della bilancia nella ristrutturazione dei titoli di Stato greci: e questa è sicuramente una preoccupazione in meno per il Governo Papademos.

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