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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 08:22.

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Atene conta i danni e i feriti in un clima di calma apparente che ieri regnava nel centro della capitale il giorno dopo la notte di violente proteste di piazza degli incappucciati e black-bloc che hanno messo a ferro e fuoco sei edifici vicini a piazza Syntagma e piazza Omonia e non lontani dalla sede della Banca centrale di Grecia ricoperta di scritte anarchiche come «rubare per guadagnare denaro».

Dalle rovine del cinema Apollo usciva ancora un odore acre di fumo, come pure dalla sede della Banca Marfin (già incendiata un anno fa e dove trovarono la morte quattro impiegati) e dal vicino locale di Starbucks, tutti luoghi colpiti da bottiglie Molotov che hanno provocato incendi che si sono propagati ai piani superiori degli antichi palazzi borghesi del centro della capitale greca. Solo un miracolo ha evitato che ci fossero vittime negli edifici colpiti dalla furia omicida di questi gruppuscoli di terroristi che hanno colpito simboli (banche e multinazionali) di quello che loro ritengono un complotto internazionale contro il loro Paese. Azioni violente e nichiliste che incredibilmente hanno ricevuto il sostegno e gli applausi della folla e dei manifestanti che assistevano agli attacchi incendiari. Una notte dove la polizia è sembrata sul punto di perdere il controllo della situazione e il Paese ha rischiato di superare quella sottile linea rossa che porta dalla guerriglia urbana alla guerra civile. Il Paese è stanco e provato da due anni di rivolgimenti sociali e politici.

La scorsa notte il Parlamento greco ha votato le riforme di austerità (la quinta manovra in tre anni) ma i greci ormai rassegnati non sono affatto convinti che tutto questo basterà. Troppe volte hanno sentito che quella era la manovra definitiva per poi risvegliarsi la mattina dopo e sentire che a Berlino qualcuno chiedeva ancora di più. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha detto che ora la Grecia deve realizzare le riforme strutturali per «liberare le forze produttive» e deve portare il rapporto deficit-Pil al 120% entro il 2020.
Il braccio di ferro con l'Europa continuerà, tutti ne sono convinti, visto che all'appello mancano ancora due importanti passaggi: la copertura di 326 milioni di tagli rimasti nel limbo di una riduzione delle spese militari (dopo la decisione di non tagliare le pensioni minime e complementari) e la firma di un impegno scritto a realizzare le misure appena approvate da parte dei segretari dei tre maggiori partiti, così che anche dopo il voto anticipato ad aprile, forse l'8, l'Europa possa essere garantita dal rispetto dei patti anche dal nuovo esecutivo. L'annuncio del voto rafforza le voci di un rimpasto che permette la tenuta fino alla fine di marzo.

Si tratta di una lettera di intenti che la troika chiede per dare via libera ai 130-145 miliardi di euro di aiuti. La richiesta delle firma supplementare arriva dalla troika (Ue, Fmi e Bce) poiché si è saputo che il leader dei conservatori, Antonis Samaras, prossimo primo ministro secondo i sondaggi che lo danno al 31% contro i socialisti all'8%, avrebbe già detto che le «misure adottate andranno rinegoziate dopo le elezioni».
Una frase detta per convincere i recalcitranti deputati del suo partito o una strategia fatta apposta per incassare i soldi europei e poi non rispettare i patti appena approvati? Forse entrambe le ipotesi.
Samaras ha già detto in passato che le misure di austerità aprono la strada a un'intollerabile recessione, dunque bisogna rivederle, ma intanto si avvicina pericolosamente la data del 20 marzo quando scadranno 14,5 miliardi di bond e nelle casse non ci sono soldi a sufficienza per restituire i crediti: quindi senza nuovi aiuti sarà default disordinato.

Un incubo per i greci e i creditori internazionali. Per questo è importante il pacchetto approvato domenica notte che comprende nuovi tagli per 3,3 miliardi di euro: 150 mila esuberi nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi, nuove privatizzazioni e liberalizzazioni.
Una mossa che è costata molto: nella notte tra sabato e domenica il Parlamento greco ha votato a favore del piano con 199 voti favorevoli e 74 contrari. I due principali partiti, il socialista (Pasok) e il conservatore (Nea Dimokratia) hanno espulso 44 deputati che si erano mostrati contrari al voto.

Come se non bastasse ieri il gruppo hacker Anonymous ha attaccato e messo offline diversi siti governativi greci, tra i quali quello del premier, della polizia, del ministero delle Finanze e anche quello personale del ministro Evangelos Venizelos. Lo ha annunciato lo stesso gruppo su Twitter. «Il Governo greco cadrà, noi saremo con la gente della Grecia. Ora stiamo attaccando tutte le infrastrutture digitali della polizia.
Elias Virgitsis, portavoce di Venizelos, ieri sera non confermava l'attacco degli hacker. Il portavoce saluta cortesemente ma ha la faccia stanca di chi è stato in trincea per tutta la notte. Ora la palla passa a Bruxelles, ma la vicenda ha logorato entrambe le parti.

I mercati hanno chiuso con il ritorno della cautela sulla situazione greca. Nonostante l'accordo sul nuovo piano di austerità di Atene, restano ancora parecchi punti da chiarire e l'annuncio che il Paese andrà a elezioni ad aprile apre nuove tensioni politiche.

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