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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2012 alle ore 19:35.

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La commissione Industria del Senato ha iniziato a votare nel tardo pomeriggio gli emendamenti al decreto liberalizzazioni. Sono stati però accantonati alcuni nodi del provvedimento, a partire dai farmacisti e dalle professioni, ma non solo. Si lavora sugli articoli fino al 30, accantonando però il 2 (tribunale delle imprese), il 9 (professioni) e l'11 (farmacie), ha riferito il capogruppo del Pdl in commissione, Enzo Ghigo, che ha anche confermato che su alcuni temi è stata trovata una convergenza: dai taxisti a Snam-Eni, dalle rcauto alle assicurazioni vita per chi contrae un mutuo.
«Ho molta fiducia sull'andamento dei lavori - ha detto Ghigo - in commissione non c'è un confronto aspro e duro». Il governo ha annunciato disponibilità su alcuni punti e i relatori stanno lavorando a una sorta di maxiemendamento, un testo concordato con il governo sulle modifiche da introdurre» nel decreto.

Il provvedimento è stato sepolto da una pioggia di emendamenti
Il provvedimento nei giorni scorsi è stato sepolto dagli emendamenti: ne sono stati presentati circa 2.400, con molti doppioni. Tanto che il presidente del Senato, Renato Schifani, ha chiesto la massima attenzione della commissione Bilancio sul fronte delle ammissibilità. La settimana prossima dovrebbe chiudersi il lavoro della commissione e quella succesiva dovrebbe svolgersi il voto di fiducia in aula a Palazzo Madama. Poi il provvedimento passerà all'esame della Camera.

Rutelli (Api): le spinte corporative minano il decreto
Secondo il leader dell'Api e capogruppo del Terzo polo, Francesco Rutelli, «il decreto legge sulle liberalizzazioni è a rischio perché le spinte corporative lo stanno minando da più parti e il Senato può perdere di vista l'interesse generale»,

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