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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2012 alle ore 13:02.

L'ex premier Silvio Berlusconi si chiama fuori dalla corsa per la presidenza del Consiglio nel 2013, dice che l'alleanza con la Lega non è finita, conferma di stare al fianco di Monti e ricorda a Casini che in Italia i moderati sono la maggioranza, ma per vincere occorre rimanere uniti. «Mi presenterò per il Parlamento, ma non mi candiderò alla presidenza del Consiglio», ha spiegato Berlusconi in un'intervista all'Efe. «Il Pdl - ha aggiunto - ha eletto all'unanimità come segretario un giovane bravissimo, Angelino Alfano, che ha 35 anni meno di me. Tutta la mia generazione deve fare un passo indietro e lasciare spazio ai più giovani». «Io - prosegue - avrò un ruolo di padre fondatore. Darò il mio contributo alla campagna elettorale quando la parentesi del Governo tecnico si chiuderà».
Al fianco di Monti
Quanto al rapporto con il presidente del Consiglio, Berlusconi ha ricordato: «Fui io a indicare Monti nel 1994 come Commissario Europeo e a confermargli la fiducia per il secondo mandato. Conosco bene la sua serietà e competenza, e gli sono al fianco con lealtà». Quanto al leader dell'Udc Pierferdinando Casini, «mi auguro - ha detto - che Casini e il suo partito, che è con noi in Europa nel Partito Popolare Europeo, abbiano la saggezza di capire che in Italia i moderati sono la maggioranza, ma vincono solo se restano uniti».
L'articolo 18 non sia un tabù
«Spero che Monti riesca a rendere più flessibile il mercato del lavoro - ha aggiunto il presidente del Pdl, intervistato da Carmen Postigo - e a realizzare un'effettiva libertà di concorrenza per restituire competitività all'Italia. E potrá contare per le riforme sulla leale collaborazione del Pdl e mia personale». Uno di questi cambiamenti attesi è la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Se ne deve poter discutere. L'articolo 18 - ha sottolineato l'ex presidente del Consiglio - non può essere un tabù. A suo tempo noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovi assunti, ma la reazione, soprattutto dei sindacati, fu furibonda. Alla fine quest'idea è tornata. Produttivitá, crescita e occupazione, così come la fiducia dei mercati e degli investitori internazionali, dipendono in gran parte dalla riforma del nostro sistema di relazioni lavorative».
Continua l'alleanza con la Lega
Berlusconi ha parlato anche della Lega: «Oggi vuol dimostrare la sua identità e ha una posizione diversa dalla nostra anche riguardo al Governo. Questo non significa - ha concluso Berlusconi - la fine della nostra alleanza. In questi anni, se un merito l'ho avuto è stato quello di riuscire a unire le diverse anime dei moderati dando stabilità al sistema politico e provocando cambiamenti profondi nella stessa sinistra».
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