Il ministro Terzi: con l'India considerevoli divergenze. I due marò italiani rischiano ergastolo o pena di morte

I membri dell'equipaggio della nave da carico italiana Enrica Lexie, Latorre Massimiliano, (a sinistra) e Salvatore Girone (a destra con la barba). (Epa)

«Allo stato delle cose ci sono delle considerevoli divergenze di carattere giuridico» con l'India. È l'opinione del ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, riguardo al caso della petroliera italiana «Enrica Leixe» e del presunto coinvolgimento di due marò del Reggimento San Marco (in servizio anti pirateria) nella morte di due pescatori indiani.

«La situazione che si è venuta a creare - ha spiegato Terzi - è complessa, presenta aspetti di natura giuridica di diritto internazionale e di diritto interno ed è complessa anche perchè nello Stato di Kerala sono in corso elezioni politiche ed amministrative che indubbiamente creano, determinano ed influiscono sulle emozioni della cittadinanza e di conseguenza rischiano di poter avere qualche influenza sulle indagini. Io sono convinto - ha però voluto sottolineare il capo della diplomazia italiana - e confido che non sarà così, che ci sarà un'indagine corretta e strettamente scrupolosa delle norme dello stato di diritto di cui questa grande democrazia indiana è esempio da tantissimi anni».

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I due marò arrestati in India

Intanto i due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno lasciato oggi la guest house di Kochi, nel sud del Paese, dov'erano custoditi, e sono stati condotti a Kollam, in tribunale, per rispondere dell'omicidio dei due pescatori: la magistratura ha disposto tre giorni di fermo per i due militari italiani, che rischiano la pena di morte o l'ergastolo. La difesa dei due militari presenterà martedì un ricorso per «eccezione di giurisdizione» all'Alta Corte del Kerala: i legali chiederanno che venga confermato che l'incidente è avvenuto in acque internazionali e non indiane.

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