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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 16:31.

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La polizia indiana scorta i marò Italiani (AP Photo)La polizia indiana scorta i marò Italiani (AP Photo)

Con l'episodio che coinvolge i militari italiani accusati di omicidio in India, il rischio è di «vedere smontato drammaticamente tutto l'impegno internazionale multilaterale di contrasto alla pirateria». Lo ha fatto notare il ministro degli Esteri Giulio Terzi, in merito alla crisi diplomatica Roma-Delhi scatenata dall'arresto di due marò impegnati nella scorta a una petroliera italiana nell'Oceano indiano.

Quella dei predoni del mare, ha proseguito Terzi conversando con i giornalisti alla Farnesina è «una grandissima piaga che affligge le nostre società, che affligge i traffici marittimi»: per questo è necessario che la cooperazione internazionale sia «mantenuta». «Se avessimo dei paesi rivieraschi che si arrogano la giurisdizione sulle operazioni anti-pirateria - secondo il ministro - naturalmente tutto questo non funzionerebbe più». Terzi ha dato istruzioni al sottosegretario De Mistura, in partenza per l'India, di continuare, a livello politico, l'azione sin qui condotta dalla delegazione degli esperti italiani dei ministeri di Esteri, Difesa e Giustizia, con contatti ai più alti livelli sia con le Autorità statali a Kochi, sia con quelle federali a New Delhi, dove Terzi si recherà personalmente martedì prossimo.

Quanto a New Delhi starebbe affrontando la questione della morte dei due pescatori indiani «sotto un profilo specificamente legale» e «sarebbe sbagliato vederci risvolti di natura politica». Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin. Il tribunale di Kollam, intanto, ha emesso un mandato di perquisizione della petroliera Enrica Lexie per cercare le armi che, secondo le autorità indiane, sarebbero state usate dai marò per uccidere i due pescatori.

Sul fronte della difesa i legali dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani hanno presentato appello alla Corte Suprema del Kerala. La difesa dei fucilieri del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha chiesto alla Corte l'annullamento del cosiddetto Fir, First Information Report, il rapporto di polizia su cui si basa l'apertura delle indagini. Lo riferiscono i media indiani.

I due marò sono in stato di fermo fino al 23 febbraio. Il giudice del distretto di Kollam, davanti a cui sono comparsi ieri, ha deciso inoltre che i militari dovranno rimanere a disposizione della magistratura per altri 11 giorni.
Oggi Latorre e Girone torneranno di nuovo davanti al magistrato. Le prossime 24 ore si profilano cruciali poichè il giudice dovrà pronunciarsi sull'ammissione in fase istruttoria di quella che, da parte italiana, si considera la prova regina: la registrazione satellitare della posizione della Enrica Lexie. Da essa, infatti, si evince che la petroliera si trovava a oltre 33 miglia dalla costa e quindi in acque internazionali: circostanza decisiva poichè comporta il passaggio della competenza dalla giurisdizione indiana a quella italiana.

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