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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 07:51.

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Fitch declassa la Grecia a «C». Nella foto alcuni manifestanti, con una bandiera greca, cercano di tenere gli ombrelli sotto la pioggia e le raffiche di vento, di fronte al parlamento greco durante una manifestazione di protesta ad Atene (AP Photo)Fitch declassa la Grecia a «C». Nella foto alcuni manifestanti, con una bandiera greca, cercano di tenere gli ombrelli sotto la pioggia e le raffiche di vento, di fronte al parlamento greco durante una manifestazione di protesta ad Atene (AP Photo)

di Isabella Bufacchi
La Grecia è stata retrocessa ieri da Fitch alla "C", l'ultimo gradino della scala delle valutazioni prima della "D" del default, dell'insolvenza. La mossa, prevedibile perché tappa di un iter preannunciato già dall'agenzia lo scorso giugno, ieri ha comunque contribuito a far crollare la Borsa greca, che ha chiuso a -5,67 per cento. Fitch si è limitata a valutare l'accordo raggiunto da Atene con i privati sulla ristrutturazione dei titoli di Stato - con haircut del 53,5% sul valore facciale dei bond - e l'introduzione delle Clausole di azione collettiva (Cac) sui titoli domestici con possibile attivazione in via retroattiva. L'agenzia di rating ha così deciso ieri che in automatico, terminato il concambio tra vecchi e nuovi bond, il rating della Grecia verrà retrocesso alla "RD" "Restricted default" e i vecchi bond saranno macchiati dalla famigerata "D".
A distanza ravvicinata dalla chiusura dello swap, tuttavia, la Grecia perderà la "RD" fresca di firma per essere rivalutata e soggetta a un nuovo rating di Fitch che, stando alle statistiche dell'ultimo decennio sulle insolvenze degli Stati, potrebbe oscillare tra la "CCC" e la "B-", qualche gradino sopra la "D": questo nuovo rating si applicherà ai bond con cedola step-up bassa e scadenza 2042 emessi per il concambio e offerti in sostituzione dei vecchi titoli.

In fondo al tunnel della Grecia, dunque, ci potrebbe essere un barlume di luce. Dopo l'insolvenza, il rating potrebbe ritornare alla "B meno", dando ai mercati un primo segnale positivo di recupero, per quanto lento, di quell'affidabilità creditizia indispensabile per ritornare a finanziarsi a medio-lungo termine sui mercati. Lo swap dovrebbe tagliare lo stock del debito di 100 miliardi (poco meno di un terzo), con effetto benefico sulla traiettoria del debito/Pil che in assenza di interventi drastici punterebbe oltre il 160 per cento. Parallelamente, gli Stati dell'Eurozona e il Fondo monetario internazionale si sono dichiarati disponibili ad aggiungere al primo pacchetto di aiuti da 110 miliardi un nuovo sostegno da almeno 130 miliardi.
La conquista della "B-" da parte della Grecia dipenderà però non solo dalle prospettive dei conti pubblici ma anche dall'entità del rischio politico pendente. L'instabilità che potrebbe derivare dall'esito delle elezioni generali programmate in aprile, per assenza di un partito vincitore forte, non aiuta a ripristinare lo standing creditizio greco. Ieri sono circolate voci di proposte di rinvio della tornata elettorale, tra le quali quella del ministro dell'Ambiente George Papaconstantinou, ex ministro delle Finanze. Ma il quadro politico resta altamente confuso.

In previsione di una potenziale risalita dello standing creditizio greco - dalla "D" si può solo migliorare -, la Grecia potrebbe essere retrocessa a breve da Moody e Standard & Poor's in occasione dell'avvio dello swap con i sottoscrittori privati previsto questo fine settimana. Moody e S&P assegnano ad Atene al momento rispettivamente "Ca" e "CC", un gradino sopra la "C". Per Moody, la "C" è l'ultimo rating della scala speculativa. Per S&P, invece, dopo la "C" la Grecia può retrocedere alla "SD" del selective default.
È indubbio che le agenzie di rating non intendano porre alcun peso al tipo di ristrutturazione prospettata, distinguere tra partecipazione dei privati su base "volontaria" e swap imposto con uso retrovattivo delle Cac. Mentre invece qualche debole dubbio resta sulla reazione dei credit default swap al default greco: ma appare sempre meno probabile che un'assicurazione di protezione contro il rischio di insolvenza degli Stati non funzioni proprio nel momento in cui uno Stato (che fino al 2010 sfoggiava gli altisonanti rating singola "A") obbliga i sottoscrittori privati dei suoi titoli ad accollarsi una perdita sul valore di mercato tra il 75% e l'80%.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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