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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 19:43.
L'ultima modifica è del 23 febbraio 2012 alle ore 20:40.

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La crisi sociale è acuta
«So che nei centri commerciali vendono croste di Parmigiano bene impacchettate», ha denunciato Bersani per evidenziare che «anche se l'Italia si è allontanata dal baratro c'è un tema sociale molto molto acuto».
Se il sostegno a Monti è indubbio, Bersani non ha ceduto a chi dentro il Pd vorrebbe un appoggio meno acritico.« Noi non rinunciamo a dire la nostra - sostiene il leader Pd - e questo è un modo per aiutare il governo.

Sì a compromessi per il Paese
Soprattutto Bersani vuole scuotersi di dosso l'accusa, arrivata dai riformisti del Pd, di essere troppo schiacciato sulle posizioni della Cgil: «Chiedo riforme con l'accordo non per la Cgil ma per il paese», ha affermato. Una spaccatura in tempi di recessione può essere pericoloso per tutti, è l'avvertimento di Bersani, pur pronto a accettare una riforma che «non è il 100% la nostra», come ad esempio una revisione dell'art.18 purchè non vada oltre un ammodernamento.

Il "liberi tutti" è un problema per l'Italia
Lo stesso Bersani aveva chiarito in mattinata la linea del Pd in caso di mancata intesa sulla riforma del lavoro. «Io chiedo che si cerchi in ogni modo un'intesa, poi può anche non riuscire ma vorrei che tutti ci provassero. Se non c'è l'accordo il Pd ha detto che sosterrà Monti fino a fine legislatura ma che su ogni problema diremo la nostra». Ieri, ha aggiunto il segretario dei democratici, «il ministro Elsa Fornero ha detto cose sensate ma è da molti giorni che sento dire che si possono fare le riforme senza l'accordo. Attenzione non sto parlando di Cgil, come si continua a dire, ma di un accordo tra governo e parti sociali in un momento di recessione. Il liberi tutti può essere un problema per l'Italia non per il Pd, il Governo o la Cgil».

Il Pd non rischia scissioni
Quanto alle frizioni interne al partito il segretario ha spiegato che il Pd non «rischia spaccature o scissioni» sulla riforma del lavoro. «Siamo un partito che non ha un padrone. Si discute, si decide e poi chi non é d'accordo va in minoranza». Tuttavia non sfugge a nessuno che uno dei suoi fedelissimi, il responsabile dell'economia Fassina, si è esposto e non poco sull'adesione alla manifestazione Fiom del 9 marzo. Il segretario su questo punto è stato molto netto: «Abbiamo una regola generale: il Pd non aderisce a mobilitazioni se la piattaforma non è compatibile, non partecipiamo a manifestazioni contro il governo Monti», perciò per quanto riguarda quella della Fiom, «guarderemo la piattaforma e valuteremo, si tratta di non perdere i rapporti con la società civile e con i soggetti sociali».

Telecomunicazioni e Cda Rai: superare la Gasparri
Pier Luigi Bersani ha anche rinnovato al premier Mario Monti la sua richiesta di modificare l'assetto del cda Rai. «Ho consegnato a Monti la mia idea sulla Rai ribadendo che siamo di fronte alla più grande azienda sotto il controllo pubblico e questa governance non è in condizione di garantirla», ha riferito. «Se si continua con il meccanismo della Gasparri, noi non ci stiamo».

Fare luce sul comportamento della Fiat
Detto questo Bersani ha anche aggiunto che «se fossi il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, chiamerei la Fiat per chiedere se è vero che a Pomigliano ci sono state discriminazioni verso operai appartenenti a un sindacato perché questi sono diritti dei lavoratori che non si possono mettere in discussione, la clausola antidiscriminatoria esiste in tutta Europa». Quindi, «si discuta pure di manutenzione dell'articolo 18, ma nessuno metta in discussione una clausola antidiscriminazione: c'è in tutta europa e appartiene alla civiltà giuridica». messaggio, almeno questo, forte e chiaro.

Gli incontri con il Pdl
Mercoledì il premier aveva incontrato il leader Pdl Silvio Berlusconi con il segretario Angelino Alfano, e stamattina il leader Pd aveva annunciato che nel pomeriggio sarebbe toccato a lui incontrare Monti. L'argomento principale del colloquio sarà la riforma del mercato del lavoro, all'indomani dello scontro tra lo stesso Bersani e la titolare del Welfare Elsa Fornero.


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