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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 21:30.

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Due giorni all'alba e, come annunciato, il primo marzo le nuove regole sulla privacy di Google entreranno in vigore. Una decisione che ha scatenato la reazione di Bruxelles che già nei giorni scorsi aveva chiesto a Big G «una pausa» per capire meglio se il cambio violava le leggi europee in materia di protezione dei dati personali. «Chi offre servizi ai consumatori dell'Unione deve seguire le regole europee per la protezione dei dati», è questo il chiaro messaggio che oggi la vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la Giustizia, Viviane Reding, manda al colosso del web.

«Crediamo di avere trovato un equilibrio ragionevole, siamo aperti ad un confronto», risponde Mountain View.

Le nuove regole di Google permetteranno di combinare tutte insieme le informazioni rilasciate dagli utenti nei diversi servizi forniti (da Gmail a YouTube a Google Maps, solo per citarne alcuni) nella logica di far vivere all'utente una singola esperienza attraverso le diverse piattaforme, ma anche con l'obiettivo dell'azienda di «consolidare in una sola le norme di oltre 60 servizi specifici». Sarà possibile, ad esempio, aggiungere un appuntamento al Calendario Google quando in Gmail si riceve un messaggio che annuncia una riunione. Oppure condividere indicazioni stradali con una delle proprie cerchie di Google+ senza abbandonare Maps.

Gli utenti che non sono interessati a condividere le informazioni hanno diverse possibilità: oltre a non loggarsi a Google, possono scegliere di usare il proprio browser in modalità incognita o privata; cancellare la cronologia sul motore di ricerca; utilizzare la dashboard di Google per esaminare e controllare le informazioni associate al proprio account (su google.com in basso a destra è stata predisposta una pagina ad hoc che spiega tutto).

«Le modifiche sono state al centro di una grande attenzione che giudichiamo in modo positivo perchè la privacy è importante. Tuttavia, ciò ha anche dato luogo ad alcuni fraintendimenti. La cosa più importante da tenere a mente è che facciamo tutto questo per rendere più comprensibile il nostro atteggiamento e i nostri impegni relativamente alla privacy e perchè Google sia ancora più efficace per gli utenti», sottolinea Alma Whitten, responsabile della privacy di Google in un messaggio di spiegazioni predisposto in occasione del cambiamento della policy.

Nei giorni scorsi il gruppo di lavoro Articolo 29, che riunisce i Garanti Ue e consiglia la Commissione Europea, aveva inviato una lettera a Google: informava il colosso del web che la Cnil, l'Authority francese per la protezione dati, era stata incaricata di valutare la riforma e sulla base di questo aveva chiesto a Mountain View di mettere in stand-by le nuove regole. Richiesta reiterata oggi, esprimendo nuovamente «forti dubbi».

«È essenziale che i consumatori sappiano esattamente come vengono processati i loro dati personali - osserva il commissario Reding -. I consumatori devono essere in grado di prendere decisioni consapevoli nell'uso dei servizi basati su internet. È per questo che accolgo con favore la dichiarazione delle autorità europee per la protezione dei dati secondo le quali Google deve rinviare l'introduzione della sua policy finché non avrà risolto i dubbi sulla conformità con le norme europee sulla protezione dei dati».

«Durante lo scorso mese abbiamo più volte chiesto un incontro al Cnil per rispondere alle loro eventuali domande e la nostra offerta resta aperta - fa sapere Google a stretto giro -. Crediamo di avere trovato un equilibrio ragionevole tra le raccomandazioni del Working Party: «Razionalizzare e semplificare» le nostre norme e allo stesso tempo offrire un'informazione esaustiva agli utenti».

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