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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 13:02.
L'ultima modifica è del 03 marzo 2012 alle ore 13:02.

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La Banca centrale europea ha iniettato mille miliardi di euro di liquidità tra dicembre e febbraio in tutta Europa. Del denaro facile hanno beneficiato tutti, sia le banche spagnole sia quelle italiane. Parte di questi soldi sono stati investiti sui titoli di Stato, riducendo i rendimenti ovunque. Eppure i benefici di questa politica monetaria ultra-espansiva non sono stati uniformi: a parità di "stimolo" dalla Bce, i BTp hanno risposto meglio. Lo dimostrano i numeri: a inizio anno i titoli italiani erano costretti a offrire quasi due punti percentuali di interessi in più di quelli spagnoli, mentre ieri i rendimenti erano uguali. Segno inequivocabile che gli investitori di tutto il mondo (non solo italiani) da gennaio preferiscono l'Italia alla Spagna.

Perché? Il motivo è chiaro: l'Italia negli ultimi mesi ha riconquistato quella credibilità internazionale che in precedenza aveva perduto, mentre la Spagna ha fatto il percorso diametralmente opposto. Roma in pochi mesi ha varato una manovra da 30 miliardi, ha realizzato un'avanzata riforma delle pensioni, ha avviato un percorso per eliminare le farraginosità del mercato. Riforme impopolari in patria, ma proprio per questo popolari tra gli investitori. Madrid, invece, ha sorpreso tutti in senso opposto: perché ha aumentato due volte la stima sul deficit del 2011 (fino a portarla all'8,5%) e perché intende chiedere all'Europa di alzare l'obiettivo di deficit per il 2012. Insomma: l'Italia ha dato l'impressione di avere imboccato la strada giusta, la Spagna di avere i conti ancora fuori controllo. Solo tre mesi fa la percezione dei mercati era esattamente opposta: dell'Italia si parlava più per gli scandali che per le riforme, della Spagna più per le virtù che per i vizi.

Così, per la prima volta dopo mesi, i tasselli del puzzle sono tornati a posto: gli investitori si sono accorti che l'Italia ha fondamentali economici migliori di quelli spagnoli. Proprio in questi giorni Goldman Sachs, forse la più americana tra le banche americane, ha realizzato uno studio comparativo tra Italia e Spagna arrivando a una conclusione impensabile solo poche settimane fa: il rendimento dei BTp decennali dovrebbe essere molto più basso di quello dei titoli spagnoli. Secondo le stime di Goldman, lo spread tra BTp e Bund dovrebbe stare a 130 punti base (la metà dei 300 attuali), mentre quello spagnolo dovrebbe trovarsi a 200 punti base (dai 300 attuali). Questo perché, escludendo il debito pubblico che è un fardello solo in Italia, la Penisola è ben più sana: considerando il deficit, la crescita del Pil attesa e vari altri parametri, agli occhi di Goldman Sachs l'Italia è più solida della Spagna. Dunque merita spread (e tassi d'interesse) più bassi.
La credibilità, però, è difficile da conquistare ma facile da perdere. Per mantenerla l'Italia deve proseguire nella strada delle riforme. Per attirare veramente masse di investitori il Governo dovrebbe dimostrare di voler agire, in maniera significativa, sul vero problema: il debito pubblico. «Quando accadrà – osserva un investitore da Londra – torneremo tutti in massa ad investire in BTp».

m.longo@ilsole24ore.com

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