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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 08:49.

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Tutto si era svolto senza incidenti, in un clima fin troppo calmo rispetto alle attese. Ma quando la manifestazione indetta dall'opposizione per protestare contro i risultati delle presidenziali russe che ieri hanno incoronato Vladimir Putin capo del Cremlino è finita e piazza Pushkin ha iniziato a svuotarsi, tafferugli tra polizia e manifestanti hanno portato all'arresto di almeno 250 persone. Tra i fermati il blogger anti-Putin Alexey Navalny e con lui l'altro leader del movimento di protesta, Sergei Udaltsov. Navalny, diventato famoso con un blog in cui denuncia la corruzione in Russia, ha dato la notizia del suo arresto su Twitter, precisando di essere stato prima messo in un cellulare con altri attivisti e poi trasferito in un'auto da solo. Secondo quanto riportano i media russi, Udaltsov è stato arrestato dopo che si era riufiutato, insieme ad altri dimostranti, di sgombrare dalla piazza Puskin dopo la manifestazione.

di Antonella Scott
MOSCA - Vladimir Putin è stato proclamato presidente della Federazione Russa, per la terza volta, dopo aver ottenuto il 63,75% dei voti, 45,1 milioni in totale. Lascia al secondo posto il suo eterno rivale, il leader comunista Ghennadij Zjuganov, mentre terzo con il 7,8% è Mikhail Prokhorov, oligarca dei metalli e terzo uomo più ricco di Russia: ha assorbito parte del voto di protesta – c'è chi dice in base a un piano concordato con il Cremlino per sottrarre spazio a Zjuganov – e per le prossime settimane ha annunciato la formazione di un nuovo partito.

Non è certo, Prokhorov, di tornare in piazza questa sera: il fronte della protesta ha richiamato i suoi in piazza Pushkin, per contestare un voto che ritengono inquinato dalle migliaia di violazioni registrate domenica. Secondo il conteggio parallelo degli osservatori di Golos, tuttavia, Putin avrebbe vinto anche al netto dei brogli, anche se con un risultato ridimensionato al 50,28 per cento. Su di lui comunque pesa il giudizio degli osservatori del Consiglio d'Europa e dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che considerano queste elezioni «chiaramente deviate» a favore di Putin, poiché fin dall'inizio gli altri candidati «non hanno potuto competere su un terreno di parità». L'Osce denuncia irregolarità procedurali e il suo portavoce Tonino Picula conclude che «la ragione d'essere di un'elezione è che il risultato dovrebbe essere incerto, ma questo non è avvenuto in Russia».

Il vincitore, che entrerà formalmente in carica in maggio, è apparso nella notte di domenica davanti a 100mila persone raccolte attorno al Cremlino. È apparso commosso, anche se ha attribuito una lacrima ormai famosa al vento gelido, ha ringraziato i sostenitori ma si è subito scagliato contro gli avversari, accusandoli di voler usurpare il potere e spaccare il Paese. «Non passeranno!», ha gridato.

Una chiusura al dialogo a cui ora l'opposizione deve cercare di dare una risposta, valutando tra l'altro questa sera la consistenza del fronte disposto a continuare la battaglia. «Putin sta forzando le cose verso un punto di rottura – ha commentato il giornalista Serghej Parkomenko – Ci ha dichiarato guerra. Di conseguenza, il dissenso contro di lui non farà che gonfiarsi».

Secondo il portavoce di Putin Dmitrij Peskov, invece, il cambiamento verrà, ma sarà graduale. «Il sistema politico deve recuperare, e portarsi al livello di sviluppo della nostra società civile», ha detto. Un segnale positivo, ma ancora tutto da valutare, potrebbe essere una decisione inattesa annunciata lunedì mattina dal Cremlino, formalmente in mano a Dmitrij Medvedev fino a maggio. Il presidente russo ha ordinato alla Procura generale di rivedere la condanna contro 32 persone considerate prigionieri politici, tra loro Mikhail Khodorkovski, l'oligarca del petrolio entrato in rotta di collisione con Putin e in carcere dal 2003. Khodorkovskij è destinato a rimanerci fino al 2016 ma la decisione di Medvedev, secondo Ljudmila Alekseeva che è la "decana" degli attivisti russi per i diritti umani, potrebbe permettere al presidente uscente di lasciare un ricordo positivo, «se sarà capace di cambiare il destino di Khodorkovskij». Nella notte dei festeggiamenti Medvedev era a fianco di Putin: la speranza è che quella su Khodorkovskij fosse una decisione condivisa.

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