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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 16:26.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2012 alle ore 14:26.

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Conto alla rovescia sullo swap greco. Giovedì 8 marzo alle 21 ora di Atene si chiude lo swap greco su 206 miliardi di euro di obbligazioni detenute da investitori privati istituzionali e retail. I piccoli risparmiatori hanno in tasca solo 18 miliardi di euro sui 206, di cui un miliardo in mano ai risparmiatori italiani, una percentuale minima che poco conta sul successo di tutta l'operazione per il raggiungimento delle quote ma che deve comunque decidere cosa fare.

Martedì 6 marzo nell'evidente tentativo di far pressione sui detentori internazionali di bond l'Agenzia di gestione del debito pubblico greco ha detto in un comunicato datato 6 marzo www.greekbonds.gr che Atene «non contempla la disponibilità di fondi per effettuare i pagamenti ai creditori del settore privato che si rifiutano di partecipare». La minaccia si rivolge in particolare al 14% degli investitori che possiedono titoli greci emessi ai sensi del diritto internazionale. Il restante 86%, che possiedono obbligazioni sotto la legge greca, nello stesso comunicato sono stati avvertiti che la Grecia avrebbe usato le cosiddette clausole di azione collettiva (Cac) per far diventare vincolante lo swap su qualsiasi obbligazionista.

Un eventuale default disordinato della Grecia potrebbe costare oltre mille miliardi di euro e comporterebbe aiuti straordinari per Italia e Spagna.
L'8 marzo alle ore 21 scade la trattativa con i creditori privati e, se le adesioni dovessero essere sotto il 75%, scatterebbe il default disordinato èper i bond sotto legsilazione internzionale. Sopra questa cifra invece dovrebbe esserci un default ordinato che non dovrebbe comportare il rimborso dei Cds. L'obiettivo di Atene resta quello di un 90% di adesioni. Sotto il 90% ma sopra il 75% il governo greco potrebbe o meno far scattare le Cac e cioè l'adesione forzata di tutti i creditori privati all'intesa che Atene ha sottoposto all'IIF. A quel punto scatterebbero però anche i Credit default swap.

Vediamo duque con ordine cosa può fare un piccolo risparmiatore italiano: 1) partecipa allo swap, perde il 53,5 del valore facciale mentre per il restante 15% riceve bond EFSF con maturity a due anni e per il 31,5% nuovi bond greci sotto legislazione britannica con scadenza tra 11 e 30 anni con tassi del 2% fino al 2015, 3% per i restanti 5 anni fino al 2020 e il 4,3% per il rimanente periodo fino 2042. C'è anche una clausola che lega l'interesse al Pil ma con un tetto dell'1% di incremento.
2) Non aderisce e aspetta. Se lo swap arriva al 90% non scattano le clausole in automatico perché lo scambio è considerato volontario. Se il concambio arriva tra il 75% e il 90% delle quote spetta ad Atene in accordo con la troika decide cosa fare. Se decide di far scattare le Cac si avvera la prima possibilità e quindi scattano le perdite come nel punto 1; se non decidono di far scattare le Cac il risparmiatore incassa alla scadenza il 100% del valore facciale. Con un però che spieghiamo al punto seguente.

3) Atene decide di non far scattare le Cac ma decide anche di mettere in pratica la minaccia di non pagare chi non ha aderito al PSI, cioè allo scambio. È valida la minaccia? Effettivamente Atene non ha soldi in cassa e potrebbe decidere di punire chi non ha facilitato la riduzione del suo debito e a quel punto il retail non incasserebbe nulla. Ma a quel punto non scatterebbe forse il tanto temuto default? E quindi scatterebbero i rimborsi dei Cds che Atene vuole evitare. Una mossa punitiva soprattutto in momento in cui tutti gli stati stanno corteggiando i retail per vendere direttamente a loro i bond come sta pensando l'Italia e già fa il Belgio.
La situazione assomiglia al dilemma del prigioniero, che in ogni caso corre dei rischi. Difficile dunque suggerire cosa fare perché in ogni caso c'è un rischio da correre.

Secondo Silvio Peruzzo, economista dell'area euro, della RBS Global Banking & Markets «Sarà difficile per gli investitori retail evitare le perdite dovute al PSI, soprattutto nel caso di attivazione delle Clausole di Azione Collettiva, che rimane la nostra ipotesi di base. Tuttavia, a livello strategico, non partecipare all'offerta di scambio del governo Greco potrebbe offrire la possibilità di essere ripagati interamente, questo avverrebbe se il 90% di partecipazione allo scambio venisse raggiunto e dunque l'applicazione delle Clausole Collettive non avvenisse».

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