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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 09 marzo 2012 alle ore 09:36.

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Boko Haram, i Talebani d'Africa

Quando fu confermato presidente della Nigeria, nell’aprile del 2011, Goodluck Jonathan sapeva di dover affrontare un nemico insidioso: Boko Haram, i Talebani d’Africa. Probabilmente, però, non immaginava così pericoloso. Goodluck - il suo nome, per uno scherzo del destino significa buona fortuna - era già stato presidente ad interim l’anno prima, quando era riuscito a raggiungere un armistizio con la guerriglia del Mend, il movimento separatista nella ricca regione del Delta del Niger.

La minaccia islamica appare tuttavia più insidiosa. Perché il Mend aveva inferto un duro colpo all’industria petrolifera nazionale, facendo scendere a lungo la produzione del 20 cento, ma nei suoi sequestri aveva quasi sempre avuto riguardo degli ostaggi occidentali. Nonostante fosse stata la prima vera elezione democratica dal 1999, quando cadde la giunta militare, la vittoria di Jonathan, presidente cristiano, fu subito malvista dalla metà musulmana del più popoloso paese d’Africa. Era il loro turno, sostenevano,dovevano essere i musulmani ad assumere la guida del Paese. Lo scontento era entrato anche nei palazzi del potere. Goodluck lo comprese subito. Gli servì poco tempo per capire che  Boko Haram era riuscita a infiltrare i suoi seguaci  nell’esercito, nella polizia, nel suo stesso governo.

La nascita e gli obiettivi dei Talebani d’Africa
Il gruppo sarebbe stato fondato nel 2002, a Maiduguri, dal carismatico Ustaz Mohammed Yusuf. Ucciso poi dalle forze di sicurezza nigeriane nel luglio 2009. Nel 2004 la sede del movimento fu trasferita a Kanamma , nello Stato di Yobe, dove costituì una centrale operativa denominata "Afghanistan", usata per sferrare attacchi agli avamposti delle forze di polizia. Ma fino ad allora erano episodi isolati, messi in ombra dalla crescente guerriglia nel Delta del Niger. Eppure già si percepiva la loro natura oltranzista, ostile al progresso. Il nome è emblematico: Boko Haram significa nel linguaggio hausa, la lingua del nord «l’istruzione occidentale è un peccato». I suoi seguaci si ispirano al movimento dei talebani. Il loro obiettivo è la trasformazione di tutti i 36 stati nigeriani (oggi 13 adottano la Sharia) in un califfato islamico in cui si applica una versione rigidissima della Sharia. Invocano l’espulsione di tutti cristiani, e non esitano a  incendiare chiese. o a fare strage di civili.  Nelle sue invettive Yusuf ripudiava molte teorie della scienza moderna perché contrarie all’Islam:la teoria della Terra sferica, il darwinismo.

La cronologia degli attacchi
Quando colpirono per la prima volta, nel gennaio del 2004, lo Sato di Yobe, la polizia nigeriana fu colta di sorpresa. Poi un lungo periodo di inattività. Fino al 2009, quando inizia un’impressionante serie di attenti e scontri con l’esercito che provocano 800 vittime in cinque giorni nella città settentrionali di Bauchi e Maidiguri. Una guerriglia provacata anche dall’uccisione del leader Yusuf, colpito in testa mentre si trovava in prigione. Il 26 agosto del 2010 ricorsero all’arma per eccellenza usata dal network jihadista globale: i kamikaze. Un uomo bomba si fece esplodere davanti all’edificio dell’Onu nella capitale federale Abuja, uccidendo 23 persone. Fu il primo attentato kamikaze in Nigeria. E furono sempre i talebani d’Africa a rivendicare l’attentato alla chiesa cattolica di Santa Teresa a Madal, vicino ad Abuja (37 morti), lo scorso Natale. Sempre loro i protagonisti degli scontri contro le forze nigeriane che hanno colpito il 21 gennaio Kano, seconda città del Paese (160 vittime tra cui molti civili). A fungere da detonatore alla violenza fu l’arresto di diversi membri del movimento.

Una minaccia alla sicurezza mondiale?
Goodluck ora non si appella più solo al suo nome. Parlando di connivenze pericolose tra Boko Haram e apparati dello Stato, ha avvertito che si tratta di una minaccia non più solo nazionale. E come tale va combattuta. Da tutti. Confortato dalle dichiarazioni del generale Carter Ham, capo del comando militare americano in Africa  - che definì i Boko Haram una minaccia agli interessi degli Stati Uniti e dell’Occidente – Goodluck ha avvertito il mondo sulla connessione tra i talebani d’Africa e il network di al Qaida Denuncia confermata fa rapporti di intelligence occidentali, secondo cui  i Boki Haram avrebbero ricevuto addestramenti militari da gruppi estremisti stranieri, soprattutto dall’Aquim, Al Qaeda nel Maghreb Islamico.

Un gruppo infiltrato nelle istituzioni
L’allarme maggiore, tuttavia, arriva dall’organizzazione e dalle prove di forza dimostrate dai Talebani d’Africa. Come possono colpire con tanta efficacia?. Come riescono e penetrare le maglie della sicurezza nazionale, a disporre di armi così sofisticate? L’entourage del presidente non ha dubbi: esistono connivenze pericolose tra i Boko Haram ed apparati dello Stato. La fuga principale sospettato dell'attentato di Natale, Kabiru Sokoto, uno dei ricercati definiti più pericolosi per la nazione, poi ricatturato, ne è la dimostrazione. Qualcuno deve averlo agevolato nella fuga. Più di qualcuno, in Nigeria, non vede di cattivo occhio i Talebani d’Africa.

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