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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 20:30.
L'ultima modifica è del 09 marzo 2012 alle ore 13:49.

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La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello di condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di secondo grado dovrà essere rifatto a Palermo davanti ad altri giudici. La Suprema Corte ha anche dichiarato inammissibile il ricorso con cui la Procura generale di Palermo chiedeva un aggravio di pena per il senatore del Pdl sostenendo che il reato è proseguito anche dopo il 1992.

«Affronterò il nuovo processo ancora più convinto della mia innocenza che ho testimoniato in tutti questi anni, fiducioso nella giustizia». Questo è stato il primo commento del senatore alla sentenza.

I giudici della Suprema Corte erano chiamati a decidere se confermare o meno la pronuncia del 2010 con cui i giudici siciliani hanno condannato il senatore del Pdl a sette anni di reclusione per concorso esterno alla mafia, due in meno dei nove anni inflittigli in primo grado. A giustificare la richiesta di una condanna più pesante, la convinzione che il reato contestato non si interrompa al 1992 ma essere considerato anche per l'epoca successiva nella fase politica dell'impegno di Dell'Utri.

Interpellato dai giornalisti il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo ha risposto con un secco «no comment». Irragiungibile invece il Procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che aveva rappresentato l'accusa nel processo di primo grado.

Le richieste del Procuratore generale
Nel corso della giornata, il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello, aveva chiesto ai giudici della quinta sezione penale l'annullamento con rinvio della sentenza inflitta a Dell'Utri dalla Corte d'appello di Palermo o, in alternative, l'affidamento della vicenda alle sezioni unite penali della Cassazione. Nella sua requisitoria, Iacoviello ha sottolineato come «Il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai, non ci crede più nessuno

La difesa: troppi errori, sentenza da annullare
Per la difesa di Dell'Utri ha invece parlato l'avvocato Massimo Krogh, che ha sollecitato la Corte ad annullare senza rinvio la condanna a sette anni di reclusione a carico del senatore Pdl M perché piena di «errori di diritto che la rendono platealmente censurabile» e afflitta «dal solito pentitismo». Secondo il legale, «i giudici di Palermo sono stati assediati da una Procura che, a ogni costo, voleva provare quello che non si poteva provare e hanno finito con lo scrivere una sentenza che contiene solo acrobazie».

Una vicenda iniziata nel 1996
La vicenda giudiziaria di Marcello Dell'Utri ha avuto inizio nel gennaio del 1996 quando la Procura di Palermo apre un'inchiesta in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Il processo iniziato l'anno successivo si conclude dopo sette anni e 256 udienze. Per Dell'Utri, i pm chiedono 11 anni di reclusione. Il Tribunale pronuncia la sentenza nel dicembre del 2004, dopo 13 giorni di camera di consiglio: 9 anni a per concorso esterno in associazione mafiosa. Due anni dopo, nel 2006, parte il processo d'appello. Che si conclude nel giugno del 2009: Dell'Utri viene condannato, ma la pena viene ridotta a 7 anni. Secondo la Corte, Dell'Utri è responsabile di concorso esterno in associazione a delinquere semplice fino al 1982, e di concorso esterno in associazione mafiosa fino al '92.

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