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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 14:23.

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Per la prima volta l'Imperatore parla in diretta. E da Fukushima arriva un messaggio di fiduciaPer la prima volta l'Imperatore parla in diretta. E da Fukushima arriva un messaggio di fiducia

L'attrice Koyuki (quella che fa innamorare Tom Cruise nell'Ultimo Samurai) legge con intensità alcune poesie di studenti liceali di Fukushima. Con il sottofondo musicale dell'Intermezzo della «Cavalleria Rusticana», politici locali e familiari delle vittime salgono a offrire fiori bianchi davanti alla stele in legno con gli ideogrammi di dedica alle anime dei defunti, ai piedi di una enorme composizione floreale anch’essa tutta bianca (il colore delle esequie). Tutti hanno però il vestito scuro nell'auditorium del Palazzo della Gioventù della città di Fukushima. E sono ancora impressionati da quanto hanno visto e sentito poco prima in collegamento su maxischermo con il Teatro Nazionale di Tokyo: l'Imperatore in persona che, per la prima volta nella storia millenaria dell'istiuzione che rappresenta, parla in diretta alla nazione. Lo ha fatto dopo il minuto di silenzio, alle 14.46 (poco prima delle 7 ora italiana), il momento in cui esattamente un anno prima il terremoto magnitudo 9 ha investito il Paese, provocando poco più di mezz'ora dopo lo tsunami che ha sua volta ha generato la peggior crisi nucleare dopo Chernobyl. Akihito, reduce dalla delicata operazione cardiaca di tre settimane fa, in sette minuti di discorso ha lodato la fermezza e la solidarietà manifestatasi di fronte a una tragedia che non si deve dimenticare. Il premier Noda era altresì intervenuto sottolineando la volontà di rilanciare il Paese e di completare prima possibile l'opera di ricostruzione ,dopo una catastrofe costata oltre 19mila morti e mentre ancora 340mila persone vivono in case o sistemazioni provvisorie. Fukushima ha avuto meno vittime delle province di Miyagi e Iwate, ma qui la cerimonia di commemorazione assume connotati particolari, in quanto siamo nell’epicentro della crisi nucleare che ha spaventato il mondo e associato uno stigma forse indelebile al nome Fukushima. E nella provincia sono oltre 50mila quelli che hanno dovuto lasciare le loro case non perché distrutte dallo tsunami, ma per il pericolo radioattività. Il governatore della provincia Yuhei Sato, finita la cerimonia, annuncia una «Dichiarazione di Fukushima» contro il nucleare ma soprattutto per la «rivitalizzazione» della città. Le incognite sono ancora tante. Dalla centrale di Daiichi continuano a fuoriuscire radiazioni. Greenpeace dice che la stessa città non è sicura. Sulla strada tra il capoluogo e il mare bastano pochi chilometri per imbattersi nello spettacolo, che stringe il cuore, di Iitate: nota come la «Svizzera del Giappone» per il paesaggio e le mucche, ora è evacuata dagli abitanti e per le strade circolano le pattuglie di controllo contro i furti nelle abitazioni abbandonate, mentre nei campi le serre vanno in malora.

Pensare che Iitate è fuori dal raggio di 20 km intorno alla centrale che è zona completamente off limits: ha avuto il solo torto di essere posizionata sulla scia dei venti di «grecale» prevalenti sulla costa ,che le hanno portato livelli di radiazioni anche molto più alti di quelli di varie zone ben più vicine ai reattori andati in fusione. «L'umanità non ha mai sperimentato prima una simile tripla catastrofe che ha anche danneggiato la reputazione della zona _ dice Sato. Oggi gli occhi del mondo intero sono su Fukushima, aggiunge, e ringraziando per il supporto ricevuto anche dall'estero, proclama: Creeremo di nuovo una bellissima Fukushima. Costruiremo una dinamica e vibrante Fukushima. Dimostreremo al mondo e passeremo alle future generazioni il piano di rivitalizzazione di Fukushima». Chi ha letto certi reportage terrorizzanti e francamente piuttosto fantasiosi riderà. Ma la speranza c'è: è nei bambini che giocano nell'edificio dove si è tenuta la cerimonia. Una struttura pubblica piena di colori tutta per loro, dove si possono anche arrampicarsi su una parete in climbing. Sono in tanti e sembrano divertirsi un mondo. Non è vero che tutti i bambini di Fukushima sono segregati in casa, pallidi, emaciati, malati e tristi. Ce ne sono tanti, verso sera, anche nella piazza davanti alla prefettura, all'accensione di 10mila ceri rinchiusi in contenitori dove molti di loro scritto messaggi e disegnini di speranza. Un futuro c'è e i politici lo promettono migliore. Anche dalla vicina Koriyama, dal parco di Hibiya di Tokyo e da altre città si sono levati, in tante manifestazioni fatte di gente semplice e di Premi Nobel, voci che chiedono un Giappone senza più energia atomica. Un obiettivo che sembra alla portata, sia pure in via temporanea: su 54 reattori, solo due funzionano ancora e tra poco andranno anch’essi in manutenzione. Il governo ha solo indicato di voler ridimensionare l'uso dell'energia atomica, ma ha deciso di non imporsi con la forza alla volontà delle comunità locali neanche dopo gli stress test. E finora nessuna ha accettato di riattivare un solo reattore.

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