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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 22:12.
L'ultima modifica è del 20 marzo 2012 alle ore 13:37.

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Il Presidente del Consiglio Mario Monti con il ministro del welfare Elsa ForneroIl Presidente del Consiglio Mario Monti con il ministro del welfare Elsa Fornero

«L'articolo 18 nella nuova formulazione si applicherà a tutti lavoratori». E poi. L'aspetto dell'articolo 18 nonostante il no della Cgil «non è più sottoposto ad analisi nella prossima riunione (finale, ndr) di giovedì» alle 16 con le parti sociali, ha spiegato il premier, per stilare la versione finale. «Nessuno oggi ha potere di veto». Un Mario Monti perentorio dopo il vertice sulla riforma del lavoro che si è concluso in serata tra parti sociali e Governo.

La riforma del mercato del lavoro, ha scandito il presidente del Consiglio, «farà parte delle nostre spiegazioni all'economia internazionale. Ho tenuto a chiudere e ci siamo riusciti prima della mia partenza del viaggio in Corea, Giappone e Cina». A questo punto bisognerà decidere un aspetto non di poco conto, ovvero con quale strumento legislativo si andrà avanti. Quindi delega per la riforma o decreto legge, si vedrà. Per questo ci sarà un ulteriore incontro con Napolitano mercoledì mattina. Monti ha comunque riferito in conferenza stampa di avere già informato il capo dello Stato del buon esito della trattativa».

Da sottolineare che non ci sarà, ha detto Monti, un accordo firmato tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, è il momento di mettere da parte la «cultura consociativa» che nel passato ha privilegiato le intese, scaricandone il costo sulla collettività. «A proposito di strumenti e metodi voglio fare un'osservazione: né oggi né giovedì c'è stato, o ci sarà, un accordo firmato tra governo e parti sociali».

La riforma del lavoro capitolo per capitolo

Marcegaglia: resta del lavoro da fare, ridurre costi su flessibilità
La presidente della Confindustria ha parlato a conclusione della conferenza stampa di Monti e Fornero dopo il vertice di Palazzo Chigi. «Vogliamo evitare un aumento dei costi sulla flessibilità in entrata». Quanto alla flessibilità in uscita «ci deve essere solo un indennizzo e certo non esteso a 27 mensilità, in Germania sono 18». Sui licenziamenti discriminatori «tutto resta come prima, valgono anche per le aziende con meno di 15 dipendenti». Confindustria, invece, condivide l'impianto dato dal Governo sugli ammortizzatori sociali.

Camusso: sull'articolo 18 proposta squilibrata, non c'è un testo

Quella illustrata dal Governo alle parti sociali sull'articolo 18 «è una proposta totalmente squilibrata». Lo ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso, spiegando che dalla sua organizzazione è arrivato un "no" perché con l'introduzione dei licenziamenti facili, soprattutto quelli per motivi disciplinari, «viene meno l'effetto deterrente». Il segretario della Cgil ha aggiunto: «Ci pare che sia venuta meno l'universalità degli ammortizzatori», sottolineando che ad ora «non abbiamo ancora in mano un testo uno». L'accusa: «Tutte le volte che questo Governo - più attento al mercato che alla coesione sociale - ha preso provvedimenti gli unici che subiscono le dirette conseguenze sono i lavoratori». Quindi, «è evidente che noi faremo tutto ciò che serve per contrastare» la modifica dell'articolo 18 e «tutte le mobilitazioni che riterremo necessarie».

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